Indonesia: un rapporto invoca piano nazionale urgente contro il terrorismo
I gruppi terroristi di matrice islamica radicale in Indonesia sono più deboli rispetto
al passato, ma restano tuttora pericolosi. Per debellarli occorre, da un lato, uno
sforzo coordinato della polizia e dall’altro un “programma nazionale di de-radicalizzazione”
per smontare l’ideologia terrorista e promuovere l’educazione al dialogo e all’armonia
a partire dalle scuole. E’ quanto afferma un nuovo rapporto pubblicato dall' “Institute
for Policy Analysis of Conflict” (Ipac), think-tank con sede a Giakarta. Nel testo,
inviato all’Agenzia Fides, si afferma che gli ordigni utilizzati negli attentati terroristici
messi in atto nel 2013 dimostrano minori competenze tecnologiche e sono stati di minore
efficacia distruttiva; e molti attentati sono, fortunatamente, falliti. Tuttavia “resistono
le reti di estremisti che continuano a portare attacchi al sistema e a seminare odio”,
che rimangono “una latente minaccia alla sicurezza nazionale”. Se l’impatto del terrorismo
è di minore efficacia, il radicalismo è tuttora vivo: e per avere un reale successo
nella lotta al terrorismo, l’Indonesia ha bisogno di un “programma di de-radicalizzazione”
– afferma il rapporto – che non si limiti a “curare” le vittime dell’indottrinamento,
ma che possa “prevenire la radicalizzazione”. L’Agenzia nazionale antiterrorismo ha
avviato la costruzione di uno specifico “Centro di riabilitazione” per gli estremisti,
già arrestati e condannati, al fine di permetterne il reinserimento nel tessuto sociale.
Ma, secondo il rapporto, finora l’Indonesia ha tenuto un “approccio morbido”: le istituzioni
statali dovrebbero lavorare meglio in concerto con le comunità e le istituzioni locali.
Un punto nodale è costituito dalla scuola e dal sistema di istruzione, che dovrebbe
educare le nuove generazioni a valori come pace, armonia e pluralismo, tipici della
tradizione indonesiana. Secondo il testo, un altro ambito da monitorare, cruciale
per la lotta al terrorismo, è, infine, il “cyberspazio”, dato che molti gruppi radicali
utilizzano Internet per incontrarsi, per tenersi in contatto, per organizzare le loro
azioni criminose.