La Caritas Ambrosiana per l'Anno europeo contro lo spreco alimentare
“Il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di
chi ha fame”. È una delle riflessioni che Papa Francesco ha dedicato agli sprechi
e agli scarti alimentari nella società contemporanea, che nel 2014 appena iniziato
risuona ancora più forte, visto che si celebra l’Anno europeo contro lo spreco alimentare:
secondo stime Fao, un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, ben 1,3 miliardi
di tonnellate all'anno. Ogni europeo, riferiscono fonti di Bruxelles, getta via 180
kg di alimenti. Nell’udienza generale del 5 giugno 2013, il Pontefice ha spiegato
che la “cultura dello scarto ci ha resi insensibili” agli sperperi, che sono ancora
più “deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie
soffrono fame e malnutrizione”. Nel videomessaggio per la Campagna “One human family,
food for all” di Caritas Internationalis, a inizio dicembre, il Pontefice è tornato
sull’argomento, ricordando che le azioni quotidiane di ognuno di noi hanno ”un impatto
sulle vite di chi - vicino o lontano che sia - la fame la soffre sulla propria pelle”.
Giada Aquilino ne ha parlato con don Roberto D’Avanzo, direttore della
Caritas Ambrosiana:
R. - C’è di
mezzo il perverso meccanismo per cui l’umanità deve sempre oscillare tra momenti più
duri, segnati da carenze, in cui l’uomo impara - in situazioni di difficoltà - anche
ad accontentarsi e a valorizzare il poco, e periodi in cui dimentica completamente
cosa ha alle spalle e le condizioni della stragrande maggioranza della popolazione
mondiale, adagiandosi su stili di vita segnati da esagerazione, da spreco, da incapacità
di condivisione. Questo tempo di crisi, che indubbiamente stiamo attraversando, potrebbe
diventare anche benefico se ci aiutasse a rimettere in discussione il modo complessivo
con cui noi ci rapportiamo, in generale, ai beni che la natura ci mette a disposizione.
D. - Perché oggi si continua a sprecare cibo?
R. - Certamente, quello
odierno, è uno spreco che segue i meccanismi della produzione e del consumo dei Paesi
più ricchi, dei Paesi più benestanti. Lo vediamo anche paradossalmente con le patologie
nei confronti del cibo: per cui una delle campagne più impegnative nei Paesi benestanti
è proprio quella contro la bulimia, contro l’obesità che colpisce fin dai primi anni
di vita. Quindi, da un alto, ci ammaliamo della nostra ricchezza, ma dall’altro -
e scadiamo nell’eccesso opposto – esiste anche il rifiuto totale del cibo, con quella
anoressia che uccide e che rovina la vita di tanti ragazzi e di tante ragazze.
D.
- Caritas Ambrosiana partecipa e ripropone ‘One human family, food for all’ di Caritas
Internationalis: nel videomessaggio per il lancio della campagna, il Papa ha esortato
“a diventare più consapevoli delle nostre scelte alimentari”. Quali iniziative dirette
state portando avanti?
R. - La premessa è che questa campagna di Caritas Internationalis,
per noi, è una straordinaria occasione per preparare tutta la comunità cristiana all’evento
dell’Expo, che ci vedrà protagonisti qui a Milano nel 2015. Ma soprattutto è l’occasione
per dare un ulteriore contributo di riflessione a tutta una serie di iniziative nate,
in maniera anche molto spontanea, in questi anni. Nelle parrocchie si è sviluppata
l’idea di costituire dei luoghi dove stoccare risorse alimentari, magari frutto di
raccolte fatte periodicamente in parrocchia o frutto di accordi con il supermercato
di quartiere, che ha delle eccedenze o dei prodotti che per banali motivi di confezione
non possono essere più venduti, ma che sono assolutamente integri e buoni. La fantasia
della carità dei nostri operatori ha messo poi in atto una rete di distribuzione.
Inoltre, a livello diocesano, ci stiamo muovendo sia verso l’idea di costituire in
alcuni punti strategici della nostra diocesi delle piattaforme logistiche, dei luoghi
dove appunto stoccare derrate alimentari; sia verso un bel progetto che da alcuni
anni viene portato avanti a Roma e nella periferia, che è l’emporio alimentare: un
vero e proprio supermercato cui accedono le persone che passano attraverso i centri
di ascolto e possono quindi beneficiare di “acquisti” a costo zero, in base ad una
tessera. Sono tutte iniziative finalizzate a ridurre lo spreco, a generare una solidarietà
nei confronti di chi fa più fatica, però a noi interessa pure mettere un po’ in discussione
questo modello economico e di mercato. Non possiamo solo accontentarci di sfruttare,
anche se a fin di bene, la logica delle eccedenze: vorremmo sviluppare insieme una
riflessione perché in qualche modo si pongano le premesse affinché cambi il sistema
di produzione, cambi il modo di sfruttare le risorse alimentari del Pianeta e, di
conseguenza, si generi sempre più giustizia.