2014-01-01 14:09:37

La Caritas Ambrosiana per l'Anno europeo contro lo spreco alimentare


“Il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame”. È una delle riflessioni che Papa Francesco ha dedicato agli sprechi e agli scarti alimentari nella società contemporanea, che nel 2014 appena iniziato risuona ancora più forte, visto che si celebra l’Anno europeo contro lo spreco alimentare: secondo stime Fao, un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, ben 1,3 miliardi di tonnellate all'anno. Ogni europeo, riferiscono fonti di Bruxelles, getta via 180 kg di alimenti. Nell’udienza generale del 5 giugno 2013, il Pontefice ha spiegato che la “cultura dello scarto ci ha resi insensibili” agli sperperi, che sono ancora più “deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione”. Nel videomessaggio per la Campagna “One human family, food for all” di Caritas Internationalis, a inizio dicembre, il Pontefice è tornato sull’argomento, ricordando che le azioni quotidiane di ognuno di noi hanno ”un impatto sulle vite di chi - vicino o lontano che sia - la fame la soffre sulla propria pelle”. Giada Aquilino ne ha parlato con don Roberto D’Avanzo, direttore della Caritas Ambrosiana:RealAudioMP3

R. - C’è di mezzo il perverso meccanismo per cui l’umanità deve sempre oscillare tra momenti più duri, segnati da carenze, in cui l’uomo impara - in situazioni di difficoltà - anche ad accontentarsi e a valorizzare il poco, e periodi in cui dimentica completamente cosa ha alle spalle e le condizioni della stragrande maggioranza della popolazione mondiale, adagiandosi su stili di vita segnati da esagerazione, da spreco, da incapacità di condivisione. Questo tempo di crisi, che indubbiamente stiamo attraversando, potrebbe diventare anche benefico se ci aiutasse a rimettere in discussione il modo complessivo con cui noi ci rapportiamo, in generale, ai beni che la natura ci mette a disposizione.

D. - Perché oggi si continua a sprecare cibo?

R. - Certamente, quello odierno, è uno spreco che segue i meccanismi della produzione e del consumo dei Paesi più ricchi, dei Paesi più benestanti. Lo vediamo anche paradossalmente con le patologie nei confronti del cibo: per cui una delle campagne più impegnative nei Paesi benestanti è proprio quella contro la bulimia, contro l’obesità che colpisce fin dai primi anni di vita. Quindi, da un alto, ci ammaliamo della nostra ricchezza, ma dall’altro - e scadiamo nell’eccesso opposto – esiste anche il rifiuto totale del cibo, con quella anoressia che uccide e che rovina la vita di tanti ragazzi e di tante ragazze.

D. - Caritas Ambrosiana partecipa e ripropone ‘One human family, food for all’ di Caritas Internationalis: nel videomessaggio per il lancio della campagna, il Papa ha esortato “a diventare più consapevoli delle nostre scelte alimentari”. Quali iniziative dirette state portando avanti?

R. - La premessa è che questa campagna di Caritas Internationalis, per noi, è una straordinaria occasione per preparare tutta la comunità cristiana all’evento dell’Expo, che ci vedrà protagonisti qui a Milano nel 2015. Ma soprattutto è l’occasione per dare un ulteriore contributo di riflessione a tutta una serie di iniziative nate, in maniera anche molto spontanea, in questi anni. Nelle parrocchie si è sviluppata l’idea di costituire dei luoghi dove stoccare risorse alimentari, magari frutto di raccolte fatte periodicamente in parrocchia o frutto di accordi con il supermercato di quartiere, che ha delle eccedenze o dei prodotti che per banali motivi di confezione non possono essere più venduti, ma che sono assolutamente integri e buoni. La fantasia della carità dei nostri operatori ha messo poi in atto una rete di distribuzione. Inoltre, a livello diocesano, ci stiamo muovendo sia verso l’idea di costituire in alcuni punti strategici della nostra diocesi delle piattaforme logistiche, dei luoghi dove appunto stoccare derrate alimentari; sia verso un bel progetto che da alcuni anni viene portato avanti a Roma e nella periferia, che è l’emporio alimentare: un vero e proprio supermercato cui accedono le persone che passano attraverso i centri di ascolto e possono quindi beneficiare di “acquisti” a costo zero, in base ad una tessera. Sono tutte iniziative finalizzate a ridurre lo spreco, a generare una solidarietà nei confronti di chi fa più fatica, però a noi interessa pure mettere un po’ in discussione questo modello economico e di mercato. Non possiamo solo accontentarci di sfruttare, anche se a fin di bene, la logica delle eccedenze: vorremmo sviluppare insieme una riflessione perché in qualche modo si pongano le premesse affinché cambi il sistema di produzione, cambi il modo di sfruttare le risorse alimentari del Pianeta e, di conseguenza, si generi sempre più giustizia.







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