Iniziative di pace della Comunità di Sant'Egidio a Roma e nel mondo
All’Angelus di ieri mattina in Piazza San Pietro sono affluite anche le migliaia di
partecipanti alla tradizionale Marcia per la Pace, organizzata per il primo dell’anno
dalla Comunità di Sant’Egidio, in coincidenza con la Giornata Mondiale per la Pace.
La Marcia, simbolica, ha percorso Via della Conciliazione e, con l’ascolto di alcune
testimonianze, è poi sfociata nel Colonnato del Bernini, in attesa di Papa Francesco.
Federico Piana ne ha parlato con uno degli organizzatori di Sant’Egidio, Alberto
Quattrucci:
R. – Questa
marcia della pace è una tradizione: una bella tradizione che noi viviamo da 12 anni.
Sono 12 anni, quindi, che Sant’Egidio lancia marce, manifestazioni, momenti di riflessione,
di preghiera, conferenze… insomma, iniziative un po’ in tutto il mondo, dove siamo
presenti e dove abbiamo amici che collaborano con noi, per sottolineare che l’anno
inizia con il passo della pace: un gesto della pace è l’augurio migliore che si possa
fare.
D. – Che cos’è per Sant’Egidio la pace?
R. – La dimensione più
bella della vita è quella di lavorare per la pace, cioè di lavorare verso l’altro,
nell’armonia, nell’incontro, nel dialogo per costruire un mondo vero, giusto per tutti,
dove ci sia spazio innanzitutto per i più poveri, per i più deboli, per i più emarginati.
Sant’Egidio nasce nel 1968 e tra l’altro è proprio l’anno in cui Paolo VI per la prima
volta indice la Giornata mondiale per la pace: erano i tempi della guerra in Vietnam.
Sant’Egidio nasce come un sogno di pace, perché è il sogno del Vangelo, e Papa Francesco
ce lo dice in maniera molto chiara. Quest’anno, tra l’altro, sottolinea il tema della
fraternità che è un tema che a noi di Sant’Egidio sta a cuore fin dalle origini. Non
c’è frattura tra l’amore per i poveri e l’amore per la pace: e l’amore per i poveri
vuol dire che ci ha portati lontani, anche in Paesi dove c’è la guerra, dove grazie
al Cielo siamo riusciti a costruire la pace.
D. – Tant’è vero che in questo
messaggio, il Papa dice proprio come la fraternità sia l’unico mezzo per riuscire
ad avere la pace e combattere la povertà …
R. – Direi di sì. La fraternità
è il mezzo più efficace e il mezzo più umano: il mezzo che possono usare i cristiani,
i credenti di ogni religione, ma anche ogni uomo, ogni donna di buona volontà. Ma
la fraternità è anche un grande muro di impedimento alla violenza: infatti, guardare
in faccia l’altro impedisce di vedere nell’altro il nemico e in qualche modo fa sempre
riscoprire nell’altro magari una briciola di ‘fratello’. A questa fraternità riscoperta
giorno dopo giorno – perché non si scopre una volta per tutte – e quindi fatta di
dialogo, di incontro umano, di sincerità è grande ponte di pace perché unisce, perché
lega. Fraternità ha anche come via di dialogo, come superamento di ogni pregiudizio,
di ogni preconcetto nei confronti dell’altro e quindi come via della pace: lo abbiamo
sperimentato in oltre 15 Paesi del mondo, negli ultimi 20 anni, perché attraverso
questo dialogo sincero siamo riusciti anche ad arrivare alle pacificazioni nei luoghi
di conflitto.