Sud Sudan: aumentano le pressioni per il cessate-il-fuoco
“Notizie di sporadici combattimenti giungono da diverse zone del Paese, ma è impossibile
avere un quadro chiaro della situazione. Anche qui sono giunte voci dell’avanzata
della cosiddetta ‘Armata bianca’ – una milizia di etnia Nuer – su Bor, capitale dello
Stato di Jonglei, ma non ci sono conferme al riguardo e non è chiaro da quanti combattenti
sia composta, da dove vengano e a chi rispondano”. Fonti locali contattate dall'agenzia
Misna a Juba, descrivono uno scenario ancora incerto sul terreno in Sud Sudan, mentre
gli Stati Uniti aumentano le pressioni sul presidente Salva Kiir e il suo ex vice
Riek Machar affinché trovino una soluzione alla crisi in corso da metà mese. Sul fronte
degli scontri armati l’attenzione è al momento concentrata su Bor: Medici Senza Frontiere
(Msf) ha descritto uno scenario drammatico parlando di circa 70.000 persone costrette
ad abbandonare la propria casa e i pochi averi a a trovare riparo ad Awerial, nello
Stato di Lagos, dove versano “in condizioni molto allarmanti”. Fonti della Misna confermano
che “molta gente continua a lasciare il Centro, convogli di mezzi di trasporto continuano
a uscire dalla città, ma è difficile quantificare quanti siano con esattezza, quanti
riparati nei compound delle Nazioni Unite e quanti nel ‘bush’. Le comunicazioni sono
frammentarie e imprecise”. In totale, secondo l’Onu, su tutto il territorio nazionale
gli sfollati sono almeno 180.000. Sul fronte politico, “la giornata è appena cominciata
e vedremo come si evolverà” dicono gli interlocutori della Misna, ricordando che oggi
scade il cosiddetto ultimatum dato dai governi dell’Igad – Autorità intergovernativa
per lo sviluppo – ai due contendenti per avviare un negoziato. “Ieri il Presidente
ugandese Yoweri Museveni ha incontrato Kiir a Juba e ha rivolto un monito a Machar,
esortandolo ad accettare un cessate-il-fuoco entro oggi, ma non si capisce esattamente,
una volta scaduto questo ultimatum, cosa dovrebbe succedere. C’è stato un monito,
ma non si comprende con chiarezza quali saranno le conseguenze se non verrà ascoltato”
aggiungono le fonti. A Museveni, stretto alleato di Kiir, Machar ha replicato con
durezza, accusandolo anche di aver bombardato venerdì scorso le posizioni dei suoi
uomini attorno a Bor; Museveni ha peraltro già ammesso che le truppe ugandesi sono
state inviate in Sud Sudan per “aiutare a riportare la speranza” nel Paese confinante.
“Siamo pronti ad accettare un cessate-il-fuoco immediatamente per fermare il bagno
di sangue una volta che il governo di Salva Kiir farà lo stesso” ha ribattuto Machar
in una nota diffusa dal Sudan Tribune, evidenziando che “se non sarà fermata, l’aggressione
delle Updf (Uganda People’s Defence Force, ndr) – le forze armate ugandesi – può compromettere
il tentativo dell’Igad di rimanere strumentale e neutrale nel mettere fine alla crisi
in Sud Sudan”. All’Igad e all’Unione Africana viene chiesto ancora di “contenere il
governo ugandese dall’alimentare il conflitto inviando truppe e aerei da guerra in
sostegno del governo di Salva Kiir”. (R.P.)