2013-12-31 13:34:12

Sud Sudan: aumentano le pressioni per il cessate-il-fuoco


“Notizie di sporadici combattimenti giungono da diverse zone del Paese, ma è impossibile avere un quadro chiaro della situazione. Anche qui sono giunte voci dell’avanzata della cosiddetta ‘Armata bianca’ – una milizia di etnia Nuer – su Bor, capitale dello Stato di Jonglei, ma non ci sono conferme al riguardo e non è chiaro da quanti combattenti sia composta, da dove vengano e a chi rispondano”. Fonti locali contattate dall'agenzia Misna a Juba, descrivono uno scenario ancora incerto sul terreno in Sud Sudan, mentre gli Stati Uniti aumentano le pressioni sul presidente Salva Kiir e il suo ex vice Riek Machar affinché trovino una soluzione alla crisi in corso da metà mese. Sul fronte degli scontri armati l’attenzione è al momento concentrata su Bor: Medici Senza Frontiere (Msf) ha descritto uno scenario drammatico parlando di circa 70.000 persone costrette ad abbandonare la propria casa e i pochi averi a a trovare riparo ad Awerial, nello Stato di Lagos, dove versano “in condizioni molto allarmanti”. Fonti della Misna confermano che “molta gente continua a lasciare il Centro, convogli di mezzi di trasporto continuano a uscire dalla città, ma è difficile quantificare quanti siano con esattezza, quanti riparati nei compound delle Nazioni Unite e quanti nel ‘bush’. Le comunicazioni sono frammentarie e imprecise”. In totale, secondo l’Onu, su tutto il territorio nazionale gli sfollati sono almeno 180.000. Sul fronte politico, “la giornata è appena cominciata e vedremo come si evolverà” dicono gli interlocutori della Misna, ricordando che oggi scade il cosiddetto ultimatum dato dai governi dell’Igad – Autorità intergovernativa per lo sviluppo – ai due contendenti per avviare un negoziato. “Ieri il Presidente ugandese Yoweri Museveni ha incontrato Kiir a Juba e ha rivolto un monito a Machar, esortandolo ad accettare un cessate-il-fuoco entro oggi, ma non si capisce esattamente, una volta scaduto questo ultimatum, cosa dovrebbe succedere. C’è stato un monito, ma non si comprende con chiarezza quali saranno le conseguenze se non verrà ascoltato” aggiungono le fonti. A Museveni, stretto alleato di Kiir, Machar ha replicato con durezza, accusandolo anche di aver bombardato venerdì scorso le posizioni dei suoi uomini attorno a Bor; Museveni ha peraltro già ammesso che le truppe ugandesi sono state inviate in Sud Sudan per “aiutare a riportare la speranza” nel Paese confinante. “Siamo pronti ad accettare un cessate-il-fuoco immediatamente per fermare il bagno di sangue una volta che il governo di Salva Kiir farà lo stesso” ha ribattuto Machar in una nota diffusa dal Sudan Tribune, evidenziando che “se non sarà fermata, l’aggressione delle Updf (Uganda People’s Defence Force, ndr) – le forze armate ugandesi – può compromettere il tentativo dell’Igad di rimanere strumentale e neutrale nel mettere fine alla crisi in Sud Sudan”. All’Igad e all’Unione Africana viene chiesto ancora di “contenere il governo ugandese dall’alimentare il conflitto inviando truppe e aerei da guerra in sostegno del governo di Salva Kiir”. (R.P.)







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