2013-12-31 08:37:21

La polizia russa in stato d'allerta dopo gli attentati a Volgograd


Megaoperazione anti-terrorista in corso in Russia. Sono entrate in azione unità speciali sia in Caucaso sia a Volgograd. Il mondo, intanto, esprime solidarietà al Cremlino per la serie di attentati che hanno colpito il Paese. Il servizio Giuseppe D’Amato:RealAudioMP3

Oltre 4mila uomini delle forze speciali del ministero degli Interni russo stanno controllando Volgogrado a tappeto. Ristoranti, caffè, mercati, appartamenti con immigrati sono passati al setaccio. 87 persone sono state poste in stato di fermo. Si cerca il covo dei terroristi, che, nell’arco di nove settimane, hanno compiuto ben tre attentati. Unità dei cosacchi stanno dando una mano nel controllo del territorio, mentre gli ospedali sono pieni di donatori di sangue. In Caucaso unità speciali hanno compiuto contemporaneamente tre operazioni contro presunti gruppi di terroristi. Il Cremlino ha ricevuto decine di messaggi di condoglianze e di condanna per gli attentati da ogni parte del mondo. Il presidente Putin ha parlato al telefono con il collega francese Holland. Gli Stati Uniti hanno offerto collaborazione anti-terroristica per meglio garantire la sicurezza degli atleti alle Olimpiadi invernali di Sochi.

Il doppio attentato a Volgograd ripropone l'incubo terrorismo in Russia a 38 giorni dall'inaugurazione delle Olimpiadi di Sochi. La scorsa estate, il terrorista ceceno Umarov aveva diffuso un video in cui sollecitava attacchi contro i Giochi. Salvatore Sabatino ha chiesto ad Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali, se esista un collegamento diretto tra quell’appello e quanto accaduto nelle ultime ore: RealAudioMP3

R. – Direi proprio di sì: è in atto uno scontro tra chi vuole mostrare che l’area è normalizzata e pacificata e chi invece vuole portare l’attenzione ancora sui problemi non risolti nel Caucaso.

D. – Che cosa ci possiamo attendere come risposta da Putin?

R. – E’ sicuramente un terrorismo non sconfitto: basti vedere la presenza dell’Internazionale caucasica anche nel conflitto in Siria e in altre parti del mondo. Occorrerà vedere. Putin, molto probabilmente, rafforzerà i Servizi di sicurezza. Onestamente, è difficile fare molto di più…

D. – Negli ultimi attentati, i kamikaze, per la maggior parte donne, non provenivano più dalla Cecenia ma dal Daghestan. Questo vuol dire che un po’ tutta l’area è ancora caldissima…

R. – Esattamente. Dalla piccola enclave cecena, ormai il movimento ultraradicale terroristico è diventato una realtà che si è allargata fino a comprendere più Paesi.

D. – Negli ultimi anni la Russia, lo ricordiamo, ha vissuto momenti drammatici legati al terrorismo, pensiamo soltanto alla scuola di Beslan o al teatro Dubrovka di Mosca. Insomma, una quotidianità fatta comunque di paura…

R. – Sì, anche perché gli avversari sono persone molto bene organizzate e in grado di pianificare e condurre un’operazione con stile di commando militare. Quindi, un avversario assolutamente temibile.

D. – C’è, a questo punto, la necessità di garantire la sicurezza dei Giochi olimpici invernali di Sochi. Esiste il rischio, secondo lei, che venga utilizzato il pugno di ferro in Caucaso da parte di Putin?

R. – Mi pare che il pugno di ferro, in Caucaso, sia sempre stato utilizzato. Semmai, il problema è stato l’eccesso di pugno di ferro che ha permesso da una parte di eliminare alcune minacce, dall’altra parte certamente di incancrenire ancora di più il conflitto.







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