2013-12-30 15:47:38

Sisma Matese. Il geologo D'Oriano: impossibile fare previsioni, invito alla prudenza


Notte fuori casa per molti degli abitanti dei sei comuni dell’area del Matese, epicentro del sisma che domenica ha colpito Campania e Molise. La terra è continuata a tremare anche ieri, chiusi per precauzione ospedali ed edifici pubblici, crolli in alcune chiese e case popolari. A Napoli è morto ieri pomeriggio un uomo cardiopatico ricoverato in seguito ad un malore. Cecilia Seppia RealAudioMP3

Sono state finora 130 le repliche del primo terremoto di magnitudo 4.9 avvenuto alle 18.08 di ieri nell’area del Matese. Paura soprattutto tra i comuni di Napoli e Benevento, poi nel Casertano, nel Salernitano, nel Sannio e nell’Irpinia fino al Molise con Campobasso e Isernia. Da ore si tengono riunioni no stop dei Centri di Coordinamento Soccorsi con i vertici della Protezione civile che sta facendo controlli a tappeto in tutte le zone colpite. In Prefettura a Caserta si fa la stima dei danni agli edifici, tra cui una chiesa a San Gregorio Matese, mentre a Piedimonte è stato evacuato il terzo piano dell'ospedale che ospita il reparto di pediatria e transennata la piazza principale per la caduta di grossi calcinacci. In provincia di Benevento è stata dichiarata inagibile la Chiesa di Santa Maria del Carmelo e sei famiglie sono state fatte allontanare da una palazzina di case popolari. Prosegue lo sciame sismico anche nella zona di Gubbio colpito dal terremoto del 22 dicembre: qui sono 6 le chiese chiuse in via precauzionale. Rassicurazioni sono arrivate dal ministro dell’Interno Alfano che ha lodato l’operato dei Vigili del fuoco.


Antonella Pilia ne ha parlato con Vittorio D’Oriano, vicepresidente del Consiglio nazionale geologi:RealAudioMP3

R. – Un panorama deve far riflettere maggiormente, perché abbiamo da qualche settimana uno sciame sismico a 300 chilometri a nord, nella zona egubina, in Umbria, e stamattina nella provincia di Ragusa, in Sicilia.

D. – Questi fenomeni quali segnali ci trasmettono?

R. – Da un punto di vista energetico, più scosse ripetute e brevi avvengono più si libera l’energia che si sta accumulando. Purtroppo, oggi non è dato sapere né prevedere se a questo fenomeno potrebbero essere associate scosse di entità superiore, quindi con maggiori danni a cose e - ahimè - forse anche a persone. Però, sostanzialmente, si sta accumulando energia per una serie di movimenti crostali e l’Italia si trova proprio al centro di questi movimenti. La catena appenninica si è formata una ventina di milioni di anni fa, quindi è ancora attiva da questo punto di vista. Ne sono testimonianza tutta la ghirlanda di vulcani che esistono sia nella parte tirrenica che nella parte dell’Egeo, la placca africana che pigia su quella euroasiatica e che provoca eruzioni e terremoti, e talora ambedue insieme.

D. – Viene spontaneo ripensare allo sciame sismico che precedette il terremoto dell’Aquila. Quale riflessione propone?

R. – Una riflessione che spinga tutti quanti nella direzione della prudenza. Premesso che oggi non ci sono certezze a livello di previsione dei terremoti, e siccome l’evoluzione è sotto gli occhi di tutti – abbiamo lo sciame sismico a Gubbio e ora questo grosso evento avvertito da tutti in Campania – io inviterei tutti a esser cauti. Anche perché le strutture e gli edifici – sicuramente in percentuali molto elevate, superiori al 90% – sono assolutamente non antisismici, costruiti con sistemi dell’epoca quindi molto vecchi.

D. – Colpisce, infatti, che l’Appennino sia una delle zone a maggior rischio in Italia, ma sia del tutto assente un’edilizia antisismica…

R. – Noi dobbiamo recuperare il tempo perduto. Non abbiamo fatto tesoro di molte informazioni che, da almeno 150, anni abbiamo in Italia. Per esempio, il terremoto di Messina nel 1908, cui seguì anche un grandissimo maremoto. Nell’aprile del 1909, furono emanate norme antisismiche per tutto quel circondario: norme che per l’epoca erano modernissime, ma che non sono state applicate né sono state fatte applicare. Anche la legge antisismica dell’epoca repubblicana del 1974 esisteva per tutto il territorio nazionale. In questa suddivisione, c’erano sicuramente le province emiliane che sono state colpite dal terremoto qualche anno fa e lì sono avvenuti crolli che, secondo me, cozzano con le disposizioni antisismiche che la legge conteneva anche all’epoca.

D. – Cosa suggerisce, dunque, a chi sta vivendo la paura del terremoto e vive in edifici non antisismici?

R. – Per quanto è possibile, ed è una mia opinione personale, io inviterei le persone a tornare nelle loro abitazioni con cautela. Starei il più possibile all’aperto, in luoghi non affollati e lontano dagli edifici.

Ultimo aggiornamento: 31 dicembre







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