Sisma Matese. Il geologo D'Oriano: impossibile fare previsioni, invito alla prudenza
Notte fuori casa per molti degli abitanti dei sei comuni dell’area del Matese, epicentro
del sisma che domenica ha colpito Campania e Molise. La terra è continuata a tremare
anche ieri, chiusi per precauzione ospedali ed edifici pubblici, crolli in alcune
chiese e case popolari. A Napoli è morto ieri pomeriggio un uomo cardiopatico ricoverato
in seguito ad un malore. Cecilia Seppia
Sono
state finora 130 le repliche del primo terremoto di magnitudo 4.9 avvenuto alle 18.08
di ieri nell’area del Matese. Paura soprattutto tra i comuni di Napoli e Benevento,
poi nel Casertano, nel Salernitano, nel Sannio e nell’Irpinia fino al Molise con Campobasso
e Isernia. Da ore si tengono riunioni no stop dei Centri di Coordinamento Soccorsi
con i vertici della Protezione civile che sta facendo controlli a tappeto in tutte
le zone colpite. In Prefettura a Caserta si fa la stima dei danni agli edifici, tra
cui una chiesa a San Gregorio Matese, mentre a Piedimonte è stato evacuato il terzo
piano dell'ospedale che ospita il reparto di pediatria e transennata la piazza principale
per la caduta di grossi calcinacci. In provincia di Benevento è stata dichiarata inagibile
la Chiesa di Santa Maria del Carmelo e sei famiglie sono state fatte allontanare da
una palazzina di case popolari. Prosegue lo sciame sismico anche nella zona di Gubbio
colpito dal terremoto del 22 dicembre: qui sono 6 le chiese chiuse in via precauzionale.
Rassicurazioni sono arrivate dal ministro dell’Interno Alfano che ha lodato l’operato
dei Vigili del fuoco.
Antonella Pilia ne ha parlato con Vittorio
D’Oriano, vicepresidente del Consiglio nazionale geologi:
R. – Un panorama
deve far riflettere maggiormente, perché abbiamo da qualche settimana uno sciame sismico
a 300 chilometri a nord, nella zona egubina, in Umbria, e stamattina nella provincia
di Ragusa, in Sicilia.
D. – Questi fenomeni quali segnali ci trasmettono?
R.
– Da un punto di vista energetico, più scosse ripetute e brevi avvengono più si libera
l’energia che si sta accumulando. Purtroppo, oggi non è dato sapere né prevedere se
a questo fenomeno potrebbero essere associate scosse di entità superiore, quindi con
maggiori danni a cose e - ahimè - forse anche a persone. Però, sostanzialmente, si
sta accumulando energia per una serie di movimenti crostali e l’Italia si trova proprio
al centro di questi movimenti. La catena appenninica si è formata una ventina di milioni
di anni fa, quindi è ancora attiva da questo punto di vista. Ne sono testimonianza
tutta la ghirlanda di vulcani che esistono sia nella parte tirrenica che nella parte
dell’Egeo, la placca africana che pigia su quella euroasiatica e che provoca eruzioni
e terremoti, e talora ambedue insieme.
D. – Viene spontaneo ripensare allo
sciame sismico che precedette il terremoto dell’Aquila. Quale riflessione propone?
R.
– Una riflessione che spinga tutti quanti nella direzione della prudenza. Premesso
che oggi non ci sono certezze a livello di previsione dei terremoti, e siccome l’evoluzione
è sotto gli occhi di tutti – abbiamo lo sciame sismico a Gubbio e ora questo grosso
evento avvertito da tutti in Campania – io inviterei tutti a esser cauti. Anche perché
le strutture e gli edifici – sicuramente in percentuali molto elevate, superiori al
90% – sono assolutamente non antisismici, costruiti con sistemi dell’epoca quindi
molto vecchi.
D. – Colpisce, infatti, che l’Appennino sia una delle zone a
maggior rischio in Italia, ma sia del tutto assente un’edilizia antisismica…
R.
– Noi dobbiamo recuperare il tempo perduto. Non abbiamo fatto tesoro di molte informazioni
che, da almeno 150, anni abbiamo in Italia. Per esempio, il terremoto di Messina nel
1908, cui seguì anche un grandissimo maremoto. Nell’aprile del 1909, furono emanate
norme antisismiche per tutto quel circondario: norme che per l’epoca erano modernissime,
ma che non sono state applicate né sono state fatte applicare. Anche la legge antisismica
dell’epoca repubblicana del 1974 esisteva per tutto il territorio nazionale. In questa
suddivisione, c’erano sicuramente le province emiliane che sono state colpite dal
terremoto qualche anno fa e lì sono avvenuti crolli che, secondo me, cozzano con le
disposizioni antisismiche che la legge conteneva anche all’epoca.
D. – Cosa
suggerisce, dunque, a chi sta vivendo la paura del terremoto e vive in edifici non
antisismici?
R. – Per quanto è possibile, ed è una mia opinione personale,
io inviterei le persone a tornare nelle loro abitazioni con cautela. Starei il più
possibile all’aperto, in luoghi non affollati e lontano dagli edifici.