Russia: evacuata la Piazza Rossa a Mosca per allarme bomba. 31 i morti nel duplice
attentato a Volgograd
Sicurezza rafforzata in tutta la Russia, dopo il duplice attentato a Volgograd, nel
sud del Paese, dove in totale hanno perso la vita 31 persone. Per gli investigatori,
l’esplosione di stamattina, su un filobus, ha “elementi identici” a quelli di ieri
nella stazione ferroviaria. E intanto è psicosi anche a Mosca. Il servizio è di Salvatore
Sabatino:
E’ ormai allarme
totale in Russia. L’ultimo è scattato in tarda mattinata a Mosca, dove la Piazza Rossa
è stata evacuata in seguito all’annunciata presenza di una bomba. Psicosi o pericolo
reale, il Paese si interroga, in balia della paura, dopo il duplice attentato a Volgograd,
nel Sud, porta d’ingresso verso quel Caucaso tutt’altro che pacificato. Le due esplosioni
sono pressoché identiche, dicono gli inquirenti: quattro chili di tritolo e un kamikaze
in entrambi i casi. Il primo, nella stazione centrale ieri, ha provocato 17 morti,
il secondo, su un filobus, 14. In totale, 31 vittime di quel terrorismo probabilmente
di matrice islamica che preoccupa, e non poco, il Cremlino. Mancano 38 giorni, infatti,
all’inizio dei giochi Olimpici di Sochi. L’evento potrebbe essere usato come straordinaria
cassa di risonanza per atti criminali simili a quelli commessi nell’ex Stalingrado.
Per evitare questo, Putin ha rafforzato la sicurezza in tutto il Paese.
Il
doppio attentato a Volgograd ripropone l'incubo terrorismo in Russia a 38 giorni dall'inaugurazione
delle Olimpiadi di Sochi. La scorsa estate, il terrorista ceceno Umarov aveva diffuso
un video in cui sollecitava attacchi contro i Giochi. Salvatore Sabatino ha
chiesto ad Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali,
se esista un collegamento diretto tra quell’appello e quanto accaduto nelle ultime
ore:
R. – Direi proprio
di sì: è in atto uno scontro tra chi vuole mostrare che l’area è normalizzata e pacificata
e chi invece vuole portare l’attenzione ancora sui problemi non risolti nel Caucaso.
D.
– Che cosa ci possiamo attendere come risposta da Putin?
R. – E’ sicuramente
un terrorismo non sconfitto: basti vedere la presenza dell’Internazionale caucasica
anche nel conflitto in Siria e in altre parti del mondo. Occorrerà vedere. Putin,
molto probabilmente, rafforzerà i Servizi di sicurezza. Onestamente, è difficile fare
molto di più…
D. – Negli ultimi attentati, i kamikaze, per la maggior parte
donne, non provenivano più dalla Cecenia ma dal Daghestan. Questo vuol dire che un
po’ tutta l’area è ancora caldissima…
R. – Esattamente. Dalla piccola enclave
cecena, ormai il movimento ultraradicale terroristico è diventato una realtà che si
è allargata fino a comprendere più Paesi.
D. – Negli ultimi anni la Russia,
lo ricordiamo, ha vissuto momenti drammatici legati al terrorismo, pensiamo soltanto
alla scuola di Beslan o al teatro Dubrovka di Mosca. Insomma, una quotidianità fatta
comunque di paura…
R. – Sì, anche perché gli avversari sono persone molto bene
organizzate e in grado di pianificare e condurre un’operazione con stile di commando
militare. Quindi, un avversario assolutamente temibile.
D. – C’è, a questo
punto, la necessità di garantire la sicurezza dei Giochi olimpici invernali di Sochi.
Esiste il rischio, secondo lei, che venga utilizzato il pugno di ferro in Caucaso
da parte di Putin?
R. – Mi pare che il pugno di ferro, in Caucaso, sia sempre
stato utilizzato. Semmai, il problema è stato l’eccesso di pugno di ferro che ha permesso
da una parte di eliminare alcune minacce, dall’altra parte certamente di incancrenire
ancora di più il conflitto.