Insulti e "auguri di morte" su Fb alla ragazza malata che difende la sperimentazione
animale
Oltre 30 auguri di morte e più di 500 offese su Facebook. A riceverle è stata Caterina
Simonsen, 25 anni, studentessa di veterinaria, gravemente malata e costretta per 20
ore al giorno a restare attaccata a un respiratore. A scatenare la pioggia di insulti
è stato un post nel quale la ragazza difende la ricerca e la sperimentazione
animale, “senza la quale – scrive – “sarei morta a nove anni”. Il servizio di Paolo
Ondarza:
Uno sguardo
vivace, alla bocca un respiratore, tra le mani un messaggio: “Io, Caterina, ho 25
anni grazie alla vera ricerca che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca
sarei morta a nove anni. Mi avete regalato un futuro”. La foto della giovane, aspirante
veterinaria, di Padova, colpita da quattro malattie rare, ha scatenato una pioggia
di insulti su Facebook, come questo: “Se crepavi a nove anni non fregava nulla a nessuno”,
meno “bestie schifose” e “più animali su questo pianeta”. Solidarietà alla ragazza
da “Scienza e Vita” nelle parole del copresidente, Domenico Coviello:
“Caterina
è stata molto coraggiosa e quindi 'Scienza e Vita' ha voluto supportare il fatto che
anche i pazienti si rendono conto delle evidenze scientifiche e quindi sono partecipi
del percorso della ricerca”.
In risposta agli insulti sul web, Caterina
Simonsen pubblica un video: seduta su letto, circondata da farmaci e medicinali,
racconta la sua giornata, attaccata dalle 16 alle 22 ore ad un respiratore:
“Il
mio obiettivo è laurearmi per salvare gli animali, però vi devo dire che ancora a
oggi la sperimentazione animale in Italia è necessaria e obbligata”.
Quindi,
lancia un appello agli animalisti: sia combattuto l’utilizzo degli animali dove non
è fondamentale per l’esistenza umana: la caccia, i macelli, gli allevamenti di pellicce.
“Anziché ostacolare il lavoro dei ricercatori – sono le sue parole – potreste raccogliere
soldi per cercare un ‘metodo alternativo’ agli esperimenti su animali”. Ancora Domenico
Coviello:
“Come ha detto Caterina, il giusto modo di interazione tra
ricercatori e persone che, giustamente, hanno cura degli animali è proprio quello
del dialogo. Il dialogo è l’unico modo per migliorare le conoscenze da tutte e due
le parti. Quindi, una volta migliorata la conoscenza delle problematiche, si potranno
trovare insieme le soluzioni più appropriate. Invece, il contrasto e l’odio, come
è stato dimostrato dai messaggi su Facebook, sicuramente non sono utili né all’uno
né all’altro”.
Ma oggi non si può fare a meno della sperimentazione animale?
“Purtroppo,
non è ancora del tutto possibile non utilizzare l’animale prima di dichiarare un farmaco
sicuro. Questo perché gli esperimenti che vengono fatti in un primo momento su colture
cellulari e su cellule singole, vanno verificate su un organo intero e sull’organismo
vivente intero. E prima di passare all’uomo, attualmente è più sicuro fare un passaggio
nell’animale. Questo non vuol dire che tutti i ricercatori non debbano adoperarsi
per attuare tutte le precauzioni perché l’animale non soffra, come viene dichiarato
dalle direttive europee”.