Bangladesh nel caos: due morti e oltre mille arresti alla Marcia per la democrazia
Due morti accertati, oltre 1000 sostenitori dell'opposizione arrestati "come misura
preventiva" e ogni mezzo di trasporto bloccato - in entrata e in uscita - per isolare
Dhaka, la capitale, dal resto del Bangladesh. È il bilancio provvisorio delle violenze
esplose domenica durante la "Marcia per la democrazia", indetta dal Bangladesh Nationalist
Party (Bnp, partito nazionalista leader dell'opposizione) per cancellare le elezioni
generali del prossimo 5 gennaio. Il primo ministro Sheikh Hasina - riferisce l'agenzia
AsiaNews - aveva dichiarato illegale la manifestazione, ma Khaleda Zia, leader del
Bnp, ha incitato i suoi sostenitori a dimostrare contro il governo. Gli scontri tra
manifestanti e agenti - circa 11mila ufficiali tra polizia e Rapid Action Battalion,
le forze speciali - sono iniziati poco dopo l'inizio della marcia. Secondo alcuni
testimoni, a dare il via alle violenze sono stati attivisti del Jamaat-e-Islami (partito
fondamentalista islamico, alleato del Bnp), con bombe artigianali e granate. Le forze
dell'ordine hanno reagito aprendo il fuoco. Uno studente di 21 anni è morto colpito
da un proiettile della polizia. La seconda vittima sarebbe un agente, ma non ci sono
ulteriori informazioni. Khaleda Zia avrebbe dovuto unirsi alla marcia nel pomeriggio
di ieri, ma è stata bloccata dalle forze dell'ordine. Centinaia di agenti hanno circondato
la sua casa e parcheggiato camion carichi di sabbia agli angoli delle strade. La polizia
ha negato che le misure siano state prese per impedire alla donna di raggiungere i
manifestanti. Questa mattina, alcuni agenti hanno permesso a sostenitori dell'Awami
League (partito di governo) di entrare nell'edificio della Corte suprema: armati di
bastoni e spranghe, hanno picchiato gli avvocati ritenuti "vicini" alla posizione
del Bnp riguardo le imminenti elezioni. Secondo la popolazione, la violenza ormai
dilagante e sistematica è la peggiore che il Paese abbia mai sperimentato in 40 anni
dall'Indipendenza. Per la Ain o Salish Kendro, nota organizzazione locale per i diritti
umani, dall'inizio dell'anno questi scontri hanno provocato 433 morti e 21.024 feriti.
Solo dallo scorso ottobre le vittime sarebbero più di 150. Secondo diversi commentatori
- internazionali e non - l'unica che potrebbe risolvere la situazione è la premier,
facendo un passo indietro e rimandando le elezioni. Tuttavia, notano fonti locali
di AsiaNews, anonime per motivi di sicurezza, "quella di Hasina è una prova di forza.
Ha detto che le elezioni si faranno a tutti i costi e che dopo, se il Bnp accetterà
di staccarsi dal Jamaat, si potrà considerare di rifare le elezioni. Una proposta
che si potrebbe fare adesso, risolvendo questa crisi". (R.P.)