2013-12-30 18:04:58

Adozioni, dopo gli scontri le famiglie italiane in Congo rinnovano l'appello: "Non siamo sicuri. Serve azione forte"


RealAudioMP3 Si complica la situazione per le 25 famigli italiane bloccate da più di un mese nella Repubblica Democratica del Congo, con i loro figli adottivi, in seguito al blocco delle procedure adottive da parte del governo di Kinshasa. Dopo un incontro con la delegazione del governo italiano giunta nella capitale congolese per risolvere la questione, i genitori hanno visto allontanarsi la soluzione della loro intricata vicenda, mentre scontri fra ribelli e forze governative hanno reso improvvisamente rischiosa la loro permanenza forzata. "La delegazione italiana ci ha ricevuto in ambasciata e ci ha comunicato ciò che la Direzione generale della migrazione congolese aveva detto loro. Non hanno intenzione di rinnovarci i visti e dobbiamo perciò tornare in Italia senza i nostri figli", spiega Massimo De Toma, cittadino italiano dal 13 novembre a Kinshasa con la moglie Roberta. "Devono essere compiuti dei controlli sulle nostre pratiche ma le autorità congolesi non sono in grado di comunicare i tempi necessari". "Inoltre, dopo gli scontri armati di oggi, siamo molto preoccupati per noi e per i nostri figli. Noi vogliamo tornare in Italia con i nostri figli. A questo punto vorremmo un'azione forte perché qui non siamo più sicuri". "I nostri figli adottivi sono molto tristi e preoccupati per la situazione. E a maggior ragione oggi, con queste notizie drammatiche, rinnoviamo l'appello affinché tutti facciano il possibile per riportarci a casa con i nostri figli. Gli iter adottivi sono terminati. Aspettare solo il visto per i nostri bambini non ha senso. Crediamo che il Governo italiano possa fare di più. Crediamo che il Papa possa intervenire. Qui non parliamo di commercio, di armi. Parliamo di famiglie e di bambini che soffrono. E l'interesse primario di ogni paese deve essere quello della protezione dei bambini". (a cura di Fabio Colagrande)







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