Messe a Santa Marta. Falasca: sono il cuore della visione ecclesiale di Papa Francesco
Da gennaio prossimo, le parrocchie romane potranno partecipare, con dei piccoli gruppi,
alle Messe di Papa Francesco a Casa Santa Marta. Proprio queste Messe quotidiane,
con le omelie di cui per prima offre una sintesi la nostra emittente, sono – ad unanime
giudizio – tra le più belle novità del Pontificato di Papa Francesco. Per una riflessione
al riguardo, Alessandro Gisotti ha intervistato la giornalista Stefania
Falasca, legata a Jorge Mario Bergoglio da una lunga amicizia:
R. – Ormai,
dopo nove, dieci mesi del suo Pontificato abbiamo visto che costituiscono un riferimento,
un appuntamento atteso, anzitutto per il cammino della fede di tutti, cammino quotidiano.
Io credo che possiamo riassumere l’importanza di questo, che costituisce indubbiamente
una novità del Pontificato di Francesco in tre punti. Primo, che si vede anche nella
Evangellii gaudium, Francesco ha voluto mettere in evidenza il primato della
Parola, dell’annuncio. Secondo è che sono al cuore della riforma stessa che sta attuando
Francesco. E terzo è che sono paradigmatiche, non solo del suo Magistero, ma proprio
della visione ecclesiale che ci sta prospettando Francesco.
D. – Quanto sono
importanti, proprio per il pastore Bergoglio, le Messe con la gente, con il Popolo
di Dio? Ovviamente, quanto erano, anche, importanti per lui prima di essere
eletto alla Cattedra di Pietro?
R. – Questo è proprio insito nel suo essere
anzitutto sacerdote. Bergoglio ha sempre dato un’importanza predominante alla preparazione
delle omelie, importanza che significa – come ha spiegato anche nella Evangelii
gaudium – quel momento del tu per tu con la Parola, del lasciarsi illuminare da
questa. Tutto il suo momento prima della Messa del mattino è dedicato a questo momento
spirituale, come lui lo chiama. Ma perché? Perché, lui dice questo: che la Chiesa
esiste per proclamare, per essere voce del suo Sposo. E questa Parola, oltre che con
la voce, si proclama con la vita. Tant’è che dice anche che un predicatore che non
si prepara è disonesto: parla di disonestà e che è un irresponsabile verso i doni
che ha ricevuto! Quando l’ho sentito, in occasione dell’uscita dell’Esortazione apostolica,
gli ho chiesto quali fossero le parti per lui importanti, oltre alla prima che è appunto
quella dell’annuncio. Lui ha detto: ci sono questa e la parte finale, ma la parte
importante è la parte centrale che ho voluto dedicare all’omelia.
D. – Dopo
i dipendenti vaticani, ora anche i fedeli romani potranno partecipare alle Messe di
Santa Marta. Si vede qui proprio in modo concreto quel binomio "vescovo e popolo"
con cui Francesco si è presentato al mondo, il 13 marzo scorso …
R. – Certamente.
E’ un’esigenza vitale per lui, la celebrazione eucaristica al mattino: questa ferialità,
questa quotidianità, questa dimensione familiare... perché è la quotidianità della
fede che aiuta la fede. Queste omelie traggono tutte ispirazione dalla lettura, si
articolano alla luce dei passi della Scrittura, per aprirsi al cammino della Chiesa
nella storia degli uomini, secondo l’intento che è stato anche quello del Concilio.
In questo, lui sta attuando il Concilio. Lui ha iniziato con i suoi collaboratori,
cioè con le persone che sono in Vaticano; ma lui è il Vescovo di Roma e quindi la
Parola e quello che rappresenta la sua Messa quotidiana lo apre alla città di cui
è vescovo. Proprio questa mattina ho ricevuto un dono che mi ha mandato: sono i romanzi
di Bernanos, che peraltro ha citato nella Evangelii gaudium... Soprattutto
in questo contesto mi sembra significativo. Infatti, Bernanos ha portato dentro la
Chiesa, attraverso le più abbandonate parrocchie della campagna, il grido di milioni
di anime che non sempre avrebbero avuto la possibilità di trovare una mano che le
aiutasse, una parola che le affrancasse dal deserto in cui trascorrevano la loro esistenza.
Io credo che questa apertura alle parrocchie e alle persone delle parrocchie di Roma
significhi anche questo per Bergoglio.