2013-12-27 14:26:01

Le parole di Francesco a Natale: una nuova 'iconografia' di Dio?


Luis Badilla Morales, Radio Vaticana
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Le parole pronunciate da Papa Francesco nelle giornate di Natale ci hanno fatto riscoprire il senso profondo di questa festa cristiana, spesso ridotta a sdolcinato rito sociale. Il Papa, all'Angelus del giorno di S. Stefano, ci ha ricordato che la nascita di Gesù, senza la sua morte e resurrezione, non avrebbe molto senso. Hanno avuto molto rilievo sulla stampa digitale anche le sue parole sulle persecuzioni subite oggi dai cristiani. Francesco ha ricordato che ci sono anche attentati subdoli al diritto di libertà religiosa, allargando il campo di osservazione anche a quei paesi che tutelano questa libertà solo sulla carta.
Molto apprezzato anche il Messaggio natalizio del Papa in occasione della benedizione 'Urbi et Orbi' del 25 dicembre. Francesco non ha usato parole di circostanza occupandosi puntigliosamente di tutte le aree di crisi. Due temi, in particolare, hanno attratto l'attenzione della stampa digitale. Il riferimento alla tragedia dei migranti a Lampedusa e la preghiera affinché non avvenga 'mai più'. E la preghiera al Bambino di Betlemme, affinché protegga i tanti 'bambini che vengono rapiti, feriti e uccisi nei conflitti armati, e a quanti vengono trasformati in soldati, derubati della loro infanzia'. Alcuni commentatori notano che con espressioni quali 'Gesù è l’Amore fattosi carne', pronunciata nell'omelia della Notte di Natale, o 'abbiamo bisogno delle carezze di Dio', detta nel Messaggio Urbi et Orbi, il Papa stia ridisegnando l'iconografia del Dio severo e giudice, rappresentato da Michelangelo nel suo 'Giudizio universale'. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)







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