Combattimenti in Sud Sudan. All’Onu, decisioni per rafforzare i contingenti sul terreno
Anche al Sud Sudan è andato a Natale il pensiero di Papa Francesco. Nel Paese continuano
ad affrontarsi con le armi ribelli ed esercito, facenti capo a due etnie diverse.
Intanto la comunità internazionale si sta impegnando per arginare le violenze che
rischiano di gettare nel caos il giovane Stato africano. Il servizio di Giulio
Albanese:00:00:58:46
Nonostante il Natale, in Sud Sudan la guerra
civile prosegue ad oltranza. Pesanti combattimenti sono in corso nel Paese, mentre
a Juba sono giunti ieri mattina il presidente del Kenya Raila Odinga e il primo ministro
dell’Etiopia Hailemariam Desalegn per tentare una mediazione. Anche la Cina ha intenzione
di coinvolgersi nell’iniziativa negoziale attraverso un suo inviato speciale. La situazione
è comunque molto fluida e almeno per il momento è difficile fare previsioni su come
andranno a finire le cose. I ribelli seguaci dell’ex vicepresidente Riek Machar di
etnia Nuer (che si oppongono al presidente Salva Kiir, di etnia Denka) hanno conquistato
alcuni pozzi petroliferi nella regione del’Upper Nile e buona parte della città strategica
di Malakal. In giornata il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dovrebbe chiarire le linee
programmatiche di un intervento non solo sul versante negoziale, ma anche dal punto
di vista del peacekeeping, rafforzando con uomini e mezzi il contingente di caschi
blu. Nel frattempo gli Stati Uniti non intendono stare alla finestra a guardare e
sembrano disposti a giocare il tutto per tutto per evitare un inutile bagno di sangue.