Papa Francesco celebra la sua prima Messa di Natale: Gesù, Amore fatto carne, è il
senso della vita e della storia
Nella Basilica Vaticana, Papa Francesco ha presieduto la Messa della Notte di Natale.
“Gesù è il senso della vita e della storia”, ha detto il Pontefice nella sua omelia,
invitando i fedeli a porsi in cammino con Dio, senza dimenticare “gli emarginati”
e condividendo “la gioia del Vangelo”. Preceduta dall’antico canto della Kalenda,
che annuncia il Natale, la celebrazione ha visto la preghiera dei fedeli anche in
aramaico e cinese, lingua in cui si è pregato per tutti i cristiani perseguitati a
causa delle fede. Il servizio di Isabella Piro:
È la tenerezza,
quella “ternura” che suona dolce in lingua spagnola, la nota dominante che avvolge
la prima Messa di Natale di Papa Francesco. È lui che depone Gesù Bambino nella mangiatoia,
è lui che lo bacia delicatamente stringendolo tra le braccia, è lui che alla fine
della celebrazione lo porta in processione fino al presepe interno alla Basilica Vaticana,
circondato da dieci bambini di cinque diversi continenti, le mani colme di fiori bianchi.
Ma Natale non è solo emozione e sentimento, ricorda il Papa nella sua omelia:
Natale ci dice “la realtà di ciò che siamo”, ovvero “popolo in cammino”, popolo pellegrino
che “non vuole essere popolo errante” perché “la nostra identità di credenti è quella
di gente pellegrina verso la terra promessa”:
“Nella nostra storia personale
si alternano momenti luminosi e oscuri, luci e ombre. Se amiamo Dio e i fratelli,
camminiamo nella luce, ma se il nostro cuore si chiude, se prevalgono in noi l’orgoglio,
la menzogna, la ricerca del proprio interesse, allora scendono le tenebre dentro di
noi e intorno a noi”.
Poi il Papa si sofferma sulla grazia apparsa nel
mondo con Gesù, “venuto per liberarci dalle tenebre e donarci la luce”, e in cui si
vede “la misericordia e la tenerezza del Padre”:
“Gesù è l’Amore fattosi
carne. Non è soltanto un maestro di sapienza, non è un ideale a cui tendiamo e dal
quale sappiamo di essere inesorabilmente lontani, è il senso della vita e della storia
che ha posto la sua tenda in mezzo a noi”.
Ai tanti fedeli che gremiscono
la Basilica di San Pietro e ai numerosi pellegrini radunati sulla piazza antistante,
che seguono la Messa grazie ai maxi-schermi, Papa Francesco chiede di non dimenticare
che “i pastori sono stati i primi a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù”:
“Sono
stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati. E sono stati i primi perché
vegliavano nella notte, facendo la guardia al loro gregge. (…) Con loro ringraziamo
il Signore di averci donato Gesù: Ti benediciamo, Signore Dio Altissimo, che ti sei
abbassato per noi. Tu sei immenso, e ti sei fatto piccolo; sei ricco, e ti sei fatto
povero; sei l’onnipotente, e ti sei fatto debole”.
Condividiamo, allora,
“la gioia del Vangelo”, conclude il Santo Padre, perché Dio ci ama, ci ama tanto da
donarci suo Figlio:
“Il Signore ci ripete: ‘Non temete’ (Lc 2,10), come
hanno detto gli angeli ai pastori. ‘Non temete’. E anch’io vi ripeto, a tutti voi:
‘Non temete!’. Il nostro Padre è paziente, ci ama, ci dona Gesù per guidarci nel cammino
verso la terra promessa. Egli è la luce che rischiara le tenebre. Egli è la misericordia:
nostro Padre perdona sempre. Egli è la nostra pace”.