Natale a Gaza, morta bimba palestinese in rappresaglia israeliana
Nella Striscia di Gaza è un nuovo Natale di violenza: un civile israeliano è stato
ucciso da un militante radicale islamico. Nei bombardamenti di rappresaglia lanciati
dallo Stato ebraico è rimasta uccisa una bimba palestinese di 4 anni. La piccola comunità
cristiana locale vive in questo clima le celebrazioni per la nascita del Signore:
tante le difficoltà, esasperate dall’embargo israeliano imposto dal 2007. Antonella
Palermo ha raccolto la testimonianza di padre Mario Da Silva, dell’Istituto
del Verbo Incarnato, viceparroco nell’unica parrocchia di Gaza:
R. – Ci sono
quasi due milioni di persone che abitano nella Striscia di Gaza, tra i quali solo
176 sono cattolici. La nostra comunità è molto piccola. Ad esempio, la domenica qui
non è un giorno festivo, è un giorno in cui si lavora; anche il giorno Natale, è un
giorno in cui la gente lavora e poi viene a Messa. Perciò, per noi, è una situazione
particolare vivere il Natale qui a Gaza. E una grande gioia perché si vede il clima
tra i cristiani. Per noi è sempre speciale questo momento, perché il Bambino Gesù
è nato qui vicino, e nella sua fuga in Egitto è passato per questa terra, per Gaza,
per la Via Maris, l’unica strada per andare in Egitto. Allora, lo ricordiamo con molto
affetto.
D. – Il messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata mondiale
della pace pone al centro il valore della fraternità come via per la costruzione della
pace…
R. – Una cosa che io ho visto quando sono arrivato qui è la fraternità
che c’è tra i cristiani e i fedeli delle altre religioni. Per esempio, nelle nostre
scuole la maggioranza degli allievi e dei professori sono musulmani e c’è un rapporto
di fraternità molto grande. E quello è il primo passo per cercare la pace.