2013-12-22 10:56:41

Il Papa alla Curia. P. Secondin: Francesco chiede impegno a servizio del popolo


"Professionalità, servizio e santità", capacità di fare "obiezione di coscienza alle chiacchiere", debbono essere le caratteristiche dell'officiale, e tanto più del superiore, che lavora presso la Santa Sede. Lo ha affermato sabato Papa Francesco, in occasione della tradizionale udienza di fine anno alla Curia Romana per gli auguri natalizi. Parole sulle quali Fabio Colagrande ha chiesto un commento a padre Bruno Secondin, carmelitano, docente emerito di teologia spirituale:RealAudioMP3

R. - Lo stile di cui abbiamo conosciuto la ricchezza e la bellezza in questi mesi è molto evidente: uno stile semplice, diretto, che tocca qua e là alcuni elementi che sono tipici del suo linguaggio, ma anche delle sue preoccupazioni come, ad esempio, la passione della presenza presso il popolo, il cammino della santità, la collaborazione generosa di molti - anche nascosti - che però per lui sono, all’interno della Curia, elementi di grande valore e di sostegno per tutto il compito che ha.

D. - Ha colpito il fatto che il Papa, parlando alla Curia in occasione degli auguri natalizi, abbia voluto in qualche modo disegnare il modello ideale dell’ufficiale di Curia, parlando di professionalità, servizio e santità...

R. - Il servizio è chiaro: per essere chiamati a Roma per lavorare accanto al Papa e a tutto il sistema della Curia ci vuole uno spirito di servizio, ci vuole uno spirito di professionalità e questo servizio il Papa lo interpreta alla luce della fede: è un cammino nella santità, è un cammino appassionato per la Chiesa universale, ma anche per la Chiesa locale, lo dice esplicitamente. Inoltre, dice che se non c’è questo servizio, si finisce per fare i burocrati. Addirittura, con il suo tipico modo di parlare, afferma che la Chiesa diventa pesante dogana burocratica, ispettrice e inquisitrice che blocca lo spirito. Questa è un’espressione audace, ma molto tipica del suo modo di parlare. Quando parla del rapporto reciproco tra i collaboratori, dà alcuni segnali che gli appartengono, come ad esempio la cura alla diligenza, la creatività, rendere agevole agli altri collaborare, ascoltarsi, confrontarsi, valorizzare le diverse personalità e qualità: questo è tipico. Esattamente questo modo di vivere, questa apertura reciproca, rende possibile lo smorzamento dei disagi e anche delle chiacchiere.

D. – “Santità”, ha detto ai curiali il Papa, significa anche un servizio pastorale a contatto diretto con il popolo…

R. - Questo è un altro elemento molto frequente nelle sue omelie, come ad esempio a Santa Marta, ma anche quando ha incontrato i vescovi in Brasile, o quando ha incontra la Cei o altri insiste sempre su questo. Anzi, vorrei approfittare per citare dall’ultima Esortazione apostolica, Evangelii Gaudium, proprio un paragrafo che porta il titolo “il piacere spirituale di esser popolo” che recita: “Per essere evangelizzatori autentici occorre sviluppare il gusto spirituale di rimanere vicini alla vita della gente”. Per lui, non c’è soltanto la santità dell’interiorità, la preghiera, la passione per Cristo, il senso della presenza di Dio, ma anche questa gioia, questa bellezza di essere in mezzo al popolo, “popolo del Signore”.

Ultimo aggiornamento: 23 dicembre







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