Stragi e orrori in Siria. L'analista: "Ginevra 2" si profila con molte incognite
Eccidi e orrore in Siria: oltre 250 persone, tra cui decine di bambini, donne e anziani,
sono stati uccisi nella zona di Aleppo, che da tre giorni sopporta gli incessanti
bombardamenti aerei lealisti. La Francia considera "crimini di guerra" i raid e ha
intimato al regime di Assad di farli cessare. Ed è a rischio la vita di migliaia di
civili, rimasti intrappolati in condizioni drammatiche nel campo profughi palestinese
di Yarmuk, alla periferia di Damasco. La denuncia arriva dal commissario generale
dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, Filippo Grandi. E Amnesty International
denuncia da parte sua atrocità e torture compiute da mercenari di al Qaeda contro
civili e attivisti. Intanto, si registra il monito di Mosca, alleato storico di Damasco,
al presidente siriano. Assad non esclude una ricandidatura e il Cremlino commenta:
"accresce la tensione". Del piano politico e diplomatico e della prospettiva della
Conferenza Ginevra 2 fissata per il 22 gennaio prossimo, alla quale anche l’Italia
è stata ufficialmente invitata, Fausta Speranza ha parlato con Daniele De
Luca, docente di storia della relazioni internazionali all’Università del Salento:
R. - La ripresa
delle trattative credo che confermerà al momento - ahimè - la situazione congelata
che abbiamo lasciato poco tempo fa. Non so cosa ci potrebbe essere di nuovo nelle
discussioni, perché dopo la forte accelerazione di qualche tempo fa, adesso invece
tutto si è di nuovo congelato. C’è un problema che credo debba essere preso in considerazione
ed è un vecchio problema, che si sta però riproponendo: la totale frammentazione dell’opposizione
al regime di Assad. Se Assad ha un punto di forza in più, in questo momento, è quello
che gioca da solo contro un’opposizione totalmente frammentata. Questo aumenta ancora
di più il rischio di non poter risolvere la situazione sul terreno da un punto di
vista diplomatico.
D. - Mosca lancia un monito ad Assad. Il presidente siriano
parla di ricandidatura e Mosca dice che tutto ciò accresce la tensione. Significa
che l’alleato storico di Damasco, in qualche modo, si sta affrancando, o no?
R.
- Non credo si stia affrancando, probabilmente è una questione di tempi: nel senso
che la tensione si alza - e ha ragione Mosca - ma si alza soprattutto perché ci sono
forti pressioni su Mosca in questo momento, basti vedere la conferenza stampa, ieri,
del presidente Putin. C’è una serie di questioni da risolvere e il presidente Putin
le sta risolvendo con dei colpi di scena totalmente inaspettati. Quindi, un’uscita
come quella del presidente Assad per una possibile ricandidatura, più che creare problemi
ad Assad, creerebbe dei problemi alla Russia stessa. Quindi, probabilmente è un invito
a prendere tempo, ad aspettare tempi migliori. Ma niente impedisce ad Assad di ricandidarsi
e credo che l’appoggio di Mosca dovrebbe essere quasi scontato, aggiungo e sottolineo
il "quasi", però.
D. - Nel frattempo, oltre ai raid aerei del regime, ci sono
anche le denunce di Amnesty International di torture, soprusi e violenze perpetrate
da agenti di al Qaeda in Siria: che sappiamo di questo?
R. - In queste occasioni,
quando trattiamo di organizzazioni complicate come al Qaeda, è difficile avere delle
prove di quello che succede. Non dimentichiamo poi una cosa: al Qaeda non è una organizzazione
ben identificata, ma è una rete di organizzazioni terroristiche. Quindi, questo rende
ancora più complicata la prova dei fatti. Che le torture avvengano in Siria - come
in una qualsiasi altra guerra, ma in questo caso in particolar modo - è assolutamente
scontato. Chi le fa? Credo che le torture vengano effettuate da entrambe le parti,
ma - ripeto - è assolutamente complicato avere delle prove su chi le faccia, mentre
è assolutamente certo che queste cose avvengano.
D. - Abbiamo saputo che "Ginevra
2" in realtà si terrà a Montreux. Ci dice qualcosa questo nome?
R. - Sì. Questo
nome ci ricorda un Trattato del 1936 sulla navigazione negli stretti. Secondo la Convenzione
di Montreux, praticamente gli stretti e le vie d’acqua internazionali dovrebbero essere
sempre libere alla navigazione, sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Purtroppo,
l’esperienza e la storia ci hanno insegnato che sono una delle prime armi che si utilizzano
per ricattare altri Paesi nel momento in cui devono navigare. Ricordo il Canale di
Suez chiuso ripetutamente dagli egiziani e non solo in occasione delle guerre: hanno
anche impedito agli israeliani di poter navigare liberamente fino agli Accordi di
pace del 1979. Quindi, è un nome che ritorna, spero in maniera positiva questa volta.