Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nella quarta Domenica di Avvento, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Giuseppe
medita di ripudiare in segreto Maria. Ma un angelo gli appare in sogno, dicendogli:
«Giuseppe,
figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino
che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu
lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Su
questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti,
prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
“Stillate, Cieli,
dall’alto e le nubi facciano piovere il Giusto; si apra la terra e produca la salvezza”
(Is 45,8). Colui che attendiamo è venuto dai Cieli, ma viene anche dalla terra. “E
poiché il Cielo si unì con la terra, venne anche dalla ‘Terra vergine’, Maria, dalla
cui inviolata verginità, dono divino, il Signore stesso si plasmò la carne del Figlio,
come in antico aveva plasmato dalla terra vergine, infondendo all’argilla il suo Soffio
divino (Gen 2,7)” (T. Federici). Il Vangelo di oggi è un inno allo Spirito Santo,
alla sua opera nella storia, al suo agire nel preparare, accompagnare, attuare la
nascita del Signore Gesù: in modo grandioso fa presente tutta la storia della salvezza
che da Abramo conduce fino a Giuseppe, lo sposo di Maria, “dalla quale è nato Gesù,
chiamato Cristo”. Solo se guidati dalla luce dello Spirito anche noi possiamo vedere
e accogliere l’opera di Dio. Nella figura di Giuseppe, nella sua sofferta partecipazione
alla storia della salvezza, anche nel suo travaglio interiore, ma soprattutto nella
sua obbedienza, nel suo “fare come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”, c’è in
immagine il cammino di ogni uomo davanti al Natale del Signore, davanti all’Emmanuele,
il Dio con noi, Gesù, che significa: “Dio salva”. A noi tutti piace la vita. Dio ci
ha creato perché noi viviamo, infatti la morte è entrata nel mondo per invidia del
diavolo (cf Sap 2,24), è il frutto e la conseguenza del nostro peccato. Il Natale
annuncia che Dio è più grande della morte. Annuncia l’inizio della Pasqua, quando
Gesù Cristo sconfiggerà la morte con la sua morte e risurrezione.