L’Ecofin trova l’accordo sul meccanismo unico di risoluzione delle banche
L'Ecofin ha raggiunto l’accordo sul meccanismo unico di risoluzione delle banche.
Se il vertice Ue di oggi e domani lo approva, si compie il secondo significativo passo
verso l’Unione bancaria. Il commissario europeo al mercato interno, Michel Barnier,
ha detto: "Finisce l'era dei salvataggi bancari massicci e dei conti pagati dai cittadini".
Fausta Speranza ha intervistato l'economista, Paolo Guerrieri:
R. – I principi
sono giusti, anche la direzione di marcia, ma in realtà ci sono ancora carenze molto
forti sia per quanto riguarda le risorse che sono state stanziate e che sarebbero
disponibili e sia con i meccanismi di decisione che restano troppo frammentati e farraginosi.
Quindi, l’accordo in realtà o verrà modificato significativamente dai capi di governo
e di Stato, oppure così come si presenta non si può dichiarare soddisfacente.
D.
– L’obiettivo dovrebbe essere quello di non far pagare ai contribuenti i danni, diciamo
così, fatti dalle banche…
R. – Sì. L’obiettivo dovrebbe essere quello. Si deve
evitare che la crisi di una banca o di più banche alla fine porti a chiamare i cittadini
– attraverso la crisi del debito pubblico, attraverso l‘aumento delle imposte o l’aumento
dei tassi di interesse – a risanare i conti. Questo obiettivo è assolutamente da sottoscrivere,
perché poi l’origine della crisi è stata proprio questo legame perverso tra crisi
delle banche e crisi dei debiti pubblici. Ma il punto è che, con il tipo di Unione
bancaria che è stata decisa, in realtà non è sicuro che si possa evitarlo: diventa
un legame indebolito, ma che potrebbe tornare a funzionare. In definitiva, sono poche
le risorse stanziate: servono mezzi più adeguati e i meccanismi attuali sono troppo
ancora in mano ai governi e poco a un sistema Europa che possa decidere come un attore
unitario. Quindi, su questi due fronti – risorse e meccanismi decisionali – bisogna
fare ancora dei passi sostanziali in avanti.
D. – Ma quali sarebbero gli altri
punti dell’Unione bancaria, gli altri obiettivi?
R. – L’Unione bancaria si
deve avvalere di un meccanismo di sorveglianza unico, e questo c’è: è la Banca centrale
europea. Poi, si deve avvalere del meccanismo che permetta, se una banca è in crisi,
di intervenire – magari di chiuderla oppure di ristrutturarla – con una decisione
che sia a livello europeo. E poi, ci deve essere una garanzia che possa funzionare
per i depositanti sotto i 100 mila euro e che sia una garanzia europea e non più nazionale.
Su questo terzo fronte, passi avanti verranno compiuti. Quello che manca, o quello
che è ancora inadeguato, è questo secondo meccanismo per risolvere una crisi di una
banca o di più banche. E’ il più delicato, perché prevede per forza dei trasferimenti
tra Paesi. Questa è proprio la ragione per cui ancora certe decisioni non sono state
prese: ci si fida poco gli uni degli altri. Quindi, si continua in qualche modo a
insistere sul fatto che gli interventi debbano essere nazionali, finanziati a livello
nazionale. Naturalmente, è importante che si sia individuato in prospettiva – di qui
a molti anni – un approdo finale. Però, la transizione è importantissima, altrimenti
dalla crisi si farà una fatica tremenda ad uscire, se questa transizione non verrà
gestita in maniera adeguata. Ecco perché noi come Italia dobbiamo tornare a chiedere
e continuare a chiedere – in particolare quando fra sei mesi ci toccherà la presidenza
dell’Unione Europea – che certe decisioni vengano prese e si vari un qualcosa di più
coraggioso.