In Germania, è stato firmato oggi l’accordo di grande coalizione per la formazione
del prossimo governo guidato dal cancelliere, Angela Merkel. Dopo l’ufficializzazione
dell’intesa tra i leader dell’Unione Cristiano Democratica (Cdu), dell’Unione Cristiano
Sociale (Csu) e del Partito Socialdemocratico (Spd), domani la rielezione formale
della Merkel a capo dell’esecutivo. Ma quale la ricaduta per l’Europa della nuova
compagine di governo tedesca? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Adriana
Cerretelli, corrispondente a Bruxelles per il Sole 24 Ore:
R. - Purtroppo
non ci saranno grandi ricadute per l’Europa, perché l’accordo di grande coalizione
– almeno così come è stato concepito – prevede certamente ricadute positive sulla
situazione economico sociale tedesca. Per esempio, prevede il salario minimo, quindi
una cerca flessibilità nella gestione della politica economica, con sensibilità sociale
che prima non era prevista; mentre, per quello che riguarda l’Europa il rigore previsto
nella gestione della governance europea resterà. Non si parla naturalmente di eurobond,
non si parla di esposizione in nessun modo di tipo solidaristico nell’unione bancaria
- che dovrebbe decollare alla fine dell’anno prossimo – perché, che siano di destra
o di sinistra, i tedeschi non vogliono rischiare nulla per le economie del Sud. Questo
è il messaggio che viene da questo nuovo accordo di grande coalizione per l’Europa.
D. – Questo accordo indica comunque che la posizione della Merkel è politicamente
più debole rispetto al passato?
R. – Sì e no. Nel senso che la Merkel comunque
per la terza volta è stata rieletta alla Cancelleria, non ce l’ha fatta per un soffio
ad avere la maggioranza assoluta; ha dovuto naturalmente allearsi con la Fpd ma la
Fpd, per quello che riguarda la crescita e la gestione della politica europea, si
dimostra perfettamente in linea con la Merkel. Quindi, la Merkel, sotto questo aspetto,
non esce per nulla indebolita da questo accordo.