“Mai avere paura della tenerezza”: così Francesco in un'intervista su "La Stampa"
“Il Natale per me è speranza e tenerezza...”. Inizia con una riflessione sul senso
del Natale l’intervista che Papa Francesco ha rilasciato al vaticanista del quotidiano
torinese «La Stampa», Andrea Tornielli. Un colloquio durato un’ora e mezzo durante
il quale il Santo Padre affronta il tema della sofferenza dei bambini e il dramma
della fame nel mondo, i rapporti tra Chiesa cattolica e le altre confessioni cristiane,
le questioni del matrimonio e della famiglia che saranno al centro del prossimo Sinodo.
Il servizio è di Stefano Leszczynski:
E’ il primo
Natale che si celebra sotto il suo Pontificato e Papa Francesco spiega come viverlo
con la sua consueta semplicità: “È l’incontro con Gesù. – dice Francesco al vaticanista
de La Stampa, Andrea Tornielli. Il Natale è l’incontro di Dio con il suo popolo. Ed
è anche una consolazione, un mistero di consolazione”. Il Natale, spiega il Papa incalzato
nell’intervista pubblicata questa mattina, «ci parla della tenerezza e della speranza.”
E’ un invito a tutti i cristiani quello del Papa a non diventare una “Chiesa fredda,
che non sa dove andare e si imbriglia nelle ideologie, negli atteggiamenti mondani”.
Papa Francesco ribatte alle critiche e agli stereotipi di chi vuole banalizzare le
celebrazioni natalizie con poche e convincenti parole: “Quando non si ha la capacità
o si è in una situazione umana che non ti permette di comprendere questa gioia, si
vive la festa con l’allegria mondana. Ma fra la gioia profonda e l’allegria mondana
c’è differenza». Dalla riflessione sul Natale, l’intervista rilasciata a La Stampa,
permette al Pontefice una riflessione sul Cinquantenario della storica visita di
Paolo VI in Terra Santa. Papa Francesco esprime il desiderio di recarvisi anche lui
per incontrare quello che definisce “il mio fratello Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli.”
Poi il Papa affronta i temi della sofferenza innocente dei bambini, per la quale non
esiste un perché e non rimane che affidarsi a Dio, “a fidarsi del suo sguardo” dice
Francesco. E il dolore dei bambini è visibile anche nella situazioni di fame. Il Papa
invita a scuotersi dall’indifferenza e ad evitare gli sprechi. La bussola del Papa
è la dottrina sociale della Chiesa, come spiega lui stesso, facendo riferimento alla
Evangelii Gaudium e ad alcune critiche che gli sono state rivolte da alcuni ambienti.
Nel suo pensiero ci sono i poveri e l’economia che non riesce mai a migliorare la
loro condizione anche nei periodi di prosperità. Al giornalista che gli chiede se
si senta offeso per essere stato definito “marxista” il Papa risponde di no: “è un’ideologia
sbagliata, ma ho anche conosciuto tanti marxisti buoni come persone, e per questo
non mi sento offeso”. L’unità dei cristiani è una priorità. Oggi dice Francesco esiste
“l’ecumenismo del sangue” e spiega – in molti paesi i cristiani vengono uccisi senza
distinzione, ma l’unità è una grazie che deve ancora arrivare. Sulla questione dei
sacramenti ai divorziati e risposati il Papa non prende posizione, ma rimanda al Concistoro
di febbraio e al Sinodo straordinario dell’ottobre 2014, ma sottolinea la necessità
di fare ricorso alla prudenza “non come atteggiamento paralizzante, ma come virtù
di chi governa.” Alla domanda sul giusto rapporto tra Chiesa e politica il Papa parla
di un rapporto che si muove in diversi ambiti e con diversi compiti, ma che deve convergere
nell’aiutare il popolo. “La politica è nobile, - dice Francesco citando Paolo VI –
è una delle forme più alte di carità. La sporchiamo quando la usiamo per gli affari”.
Infine una riflessione sulla figura della donna nella Chiesa, che deve essere valorizzata,
non “clericalizzata”.