2013-12-14 14:50:15

Egitto. Referendum Costituzione a metà gennaio, al bando partiti religiosi


Il referendum sulla nuova Costituzione egiziana si terrà il 14 e 15 gennaio. Lo ha annunciato il presidente ad interim egiziano, Adly Mansour, invitando la popolazione a votare “si”. Il testo, approvato dalla Commissione incaricata, sostituisce quello varato durante la presidenza Morsi. L’annuncio sulla data del voto arriva, infatti, all’indomani dalle violente proteste scatenate in diverse città dai sostenitori dei Fratelli musulmani, a seguito delle quali sono morte due persone. Sulla situazione nel paese e i possibili risvolti politici della nuova costituzione, Marco Guerra intervistato Francesca Paci, giornalista della Stampa esperta dell’area:RealAudioMP3

R. – L’Egitto è un Paese lontano dalla stabilità, da quella almeno che desidera la maggior parte della popolazione egiziana e che si palesa con un gradimento che, secondo la società di sondaggi Gallup, in questo momento, dà il 94% dei consensi ai militari. Il Paese è stanco e vuole ricominciare una vita normale. E lungi dalla stabilità, i sostenitori dei Fratelli musulmani, il Movimento 6 aprile e i Socialisti Rivoluzionari sono chiaramente contrarissimi a questo referendum, che è stato licenziato da una Commissione di 50 saggi, all’interno della quale i partiti islamisti erano rappresentati soltanto da un salafita e da un ex fratello musulmano. E’ verosimile, che continueranno quindi a protestare. I segnali, come dicevo, della stanchezza della popolazione, per questa situazione d’instabilità, dicono che la maggioranza della popolazione non sarà in piazza e non farà scontri. Certo, però, i sostenitori dei Fratelli Musulmani, in particolare, che si sentono completamente estromessi da questo processo di transizione in corso, non smetteranno.

D. – La nuova Costituzione, quindi, estromette ancora di più quelle che sono le istanze dei Fratelli musulmani. C’è una modifica in senso liberale degli assetti dello Stato?

R. – La nuova Costituzione, sebbene qua si sia molto parlato della sharia, in realtà è veramente uno scacco per i Fratelli musulmani e per i partiti islamisti, tant’è vero che anche i salafiti, che l’hanno sostenuta e ora fanno campagna per il "sì" al referendum, in realtà si sono accontentati delle briciole. La sharia è all’art. 2, ma come era nella Costituzione lo scorso anno e come era anche nella Costituzione del ’71. Il punto non è questo. Sono state messe delle blindature dicendo, già nel preambolo, che sebbene la legge islamica sia la fonte principale del diritto, le ultime decisioni spettano alla Corte costituzionale, quindi a un organo superiore. Soprattutto, sono stati messi al bando i partiti religiosi e soprattutto, in termini di diritti civili e diritti della persona, è anche esplicitamente espressa la libertà per le tre religioni rivelate di praticare la fede ed anche di costruire luoghi di culto. Per i Fratelli musulmani, quindi, è una colpo, soprattutto perché loro sono stati messi fuori legge.

D. – I militari continueranno ad avere un peso determinante. Non è immaginabile un passo indietro da parte dell’esercito...

R. – Certamente, l’esercito non esce ridimensionato da questa nuova Costituzione. Il ministro della Difesa è ancora di nomina dell’esercito e l’esercito mantiene il totale controllo sul proprio budget. Si dice che controlli circa un terzo dell’economia egiziana. Tra l’altro, il nodo che veramente ha fatto arrabbiare i liberal, anche quelli che poi alla fine voteranno ‘sì’ al referendum, è dove si precisa che sia possibile processare dei civili nei tribunali militari, nel caso in cui i civili attacchino postazioni dell’esercito o militari - e questo sarebbe anche normale - ma anche nel caso in cui attacchino zone definite sotto controllo dell’esercito. Queste sono le vere ombre.







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