Egitto. Referendum Costituzione a metà gennaio, al bando partiti religiosi
Il referendum sulla nuova Costituzione egiziana si terrà il 14 e 15 gennaio. Lo ha
annunciato il presidente ad interim egiziano, Adly Mansour, invitando la popolazione
a votare “si”. Il testo, approvato dalla Commissione incaricata, sostituisce quello
varato durante la presidenza Morsi. L’annuncio sulla data del voto arriva, infatti,
all’indomani dalle violente proteste scatenate in diverse città dai sostenitori dei
Fratelli musulmani, a seguito delle quali sono morte due persone. Sulla situazione
nel paese e i possibili risvolti politici della nuova costituzione, Marco Guerra
intervistato Francesca Paci, giornalista della Stampa esperta dell’area:
R. – L’Egitto
è un Paese lontano dalla stabilità, da quella almeno che desidera la maggior parte
della popolazione egiziana e che si palesa con un gradimento che, secondo la società
di sondaggi Gallup, in questo momento, dà il 94% dei consensi ai militari. Il Paese
è stanco e vuole ricominciare una vita normale. E lungi dalla stabilità, i sostenitori
dei Fratelli musulmani, il Movimento 6 aprile e i Socialisti Rivoluzionari sono chiaramente
contrarissimi a questo referendum, che è stato licenziato da una Commissione di 50
saggi, all’interno della quale i partiti islamisti erano rappresentati soltanto da
un salafita e da un ex fratello musulmano. E’ verosimile, che continueranno quindi
a protestare. I segnali, come dicevo, della stanchezza della popolazione, per questa
situazione d’instabilità, dicono che la maggioranza della popolazione non sarà in
piazza e non farà scontri. Certo, però, i sostenitori dei Fratelli Musulmani, in particolare,
che si sentono completamente estromessi da questo processo di transizione in corso,
non smetteranno.
D. – La nuova Costituzione, quindi, estromette ancora di più
quelle che sono le istanze dei Fratelli musulmani. C’è una modifica in senso liberale
degli assetti dello Stato?
R. – La nuova Costituzione, sebbene qua si sia molto
parlato della sharia, in realtà è veramente uno scacco per i Fratelli musulmani
e per i partiti islamisti, tant’è vero che anche i salafiti, che l’hanno sostenuta
e ora fanno campagna per il "sì" al referendum, in realtà si sono accontentati delle
briciole. La sharia è all’art. 2, ma come era nella Costituzione lo scorso
anno e come era anche nella Costituzione del ’71. Il punto non è questo. Sono state
messe delle blindature dicendo, già nel preambolo, che sebbene la legge islamica sia
la fonte principale del diritto, le ultime decisioni spettano alla Corte costituzionale,
quindi a un organo superiore. Soprattutto, sono stati messi al bando i partiti religiosi
e soprattutto, in termini di diritti civili e diritti della persona, è anche esplicitamente
espressa la libertà per le tre religioni rivelate di praticare la fede ed anche di
costruire luoghi di culto. Per i Fratelli musulmani, quindi, è una colpo, soprattutto
perché loro sono stati messi fuori legge.
D. – I militari continueranno ad
avere un peso determinante. Non è immaginabile un passo indietro da parte dell’esercito...
R.
– Certamente, l’esercito non esce ridimensionato da questa nuova Costituzione. Il
ministro della Difesa è ancora di nomina dell’esercito e l’esercito mantiene il totale
controllo sul proprio budget. Si dice che controlli circa un terzo dell’economia
egiziana. Tra l’altro, il nodo che veramente ha fatto arrabbiare i liberal, anche
quelli che poi alla fine voteranno ‘sì’ al referendum, è dove si precisa che sia possibile
processare dei civili nei tribunali militari, nel caso in cui i civili attacchino
postazioni dell’esercito o militari - e questo sarebbe anche normale - ma anche nel
caso in cui attacchino zone definite sotto controllo dell’esercito. Queste sono le
vere ombre.