India: il premier Singh chiede scusa al clero di Delhi per le violenze della polizia
Manmohan Singh, primo ministro dell'India, ha offerto le sue scuse all'arcivescovo
di New Delhi e ai leader religiosi cristiani, per la "brutale" aggressione compiuta
dalla polizia durante la marcia pacifica in favore dei diritti di dalit cristiani
e musulmani. Questo giovedì - riferisce l'agenzia AsiaNews - il premier ha ricevuto
una delegazione del clero locale, guidata da mons. Anil Couto, giunta in Parlamento
per ribadire la richiesta di porre fine alla discriminazione dei "fuori casta" di
religione cristiana e islamica. Durante l'incontro, centinaia di manifestanti provenienti
da tutta l'India hanno marciato verso l'edificio urlando "Vogliamo giustizia". L'aggressione
è avvenuta mercoledì scorso durante una marcia pacifica, guidata dai leader religiosi
cattolici e protestanti, a cui hanno partecipato centinaia di persone. Per disperdere
la folla che si dirigeva verso il Parlamento, la polizia ha usato cannoni ad acqua
e lanciato una carica armati di manganelli, aggredendo anche sacerdoti, suore e vescovi.
Dinanzi al rifiuto dei manifestanti a spostarsi. gli agenti hanno arrestato più di
400 persone, compresi tutti i vescovi. Le forze dell'ordine li hanno tenuti in custodia
per cinque ore, fino a quando l'ufficio del primo ministro non ha confermato un incontro
con una delegazione. Ad AsiaNews ed alla Radio Vaticana, il card. Oswald Gracias,
presidente della Conferenza episcopale indiana e arcivescovo di Mumbai, ha definito
l'attacco "vergognoso, disonorevole e deplorevole". Parlando con i giornalisti al
termine dell'incontro, mons. Couto ha spiegato: "Il primo ministro ha ascoltato con
sincera preoccupazione e attenzione le nostre richieste. Ha promesso di portare la
questione in Parlamento e quanto è in suo potere per risolvere la situazione". La
lotta per garantire uguali diritti ai dalit cristiani e musulmani va avanti dal 1950,
quando il Parlamento approvò l'art.341 della Costituzione sulle Scheduled Caste (Sc):
in base a questo paragrafo, la legge riconosce diritti e facilitazioni di tipo economico,
educativo e sociale solo ai dalit indù. In seguito, nel 1956 e nel 1990, lo status
venne esteso anche a buddisti e sikh. Non godendo di tali diritti costituzionali,
i "fuori casta" cristiani e musulmani non possono avere neanche una rappresentanza
politica. (R.P.)