Centrafrica: esplode la rabbia. Si aggrava la crisi umanitaria
Il clima già teso e incerto a Bangui si sta deteriorando di ora in ora, con un crescendo
di rappresaglie tra la comunità cristiana e quella musulmana, sulla scia delle violenze
della scorsa settimana tra uomini dell’ex ribellione Seleka e miliziani dei gruppi
di autodifesa anti balaka, concluse con più di 500 morti. I peacekeepers africani
della Missione internazionale di sostegno al Centrafrica (Misca) - riferisce l'agenzia
Misna - hanno disperso con colpi d’arma da fuoco in aria un corteo di migliaia di
persone, tra cui molti giovani, armate di pietre che hanno cercato di penetrare con
la forza nella chiesa di Saint Jacques, a caccia di un ex generale della Seleka presumibilmente
rifugiato all’interno. Sono seguiti disordini e tafferugli mentre i soldati africani
hanno evacuato dalla chiesa alcuni uomini in abiti civili, sospettati di essere ribelli
Seleka, ma secondo fonti di stampa si trattava invece di esponenti religiosi della
comunità musulmana. Per ore la tensione è stata alle stelle nel quartiere a maggioranza
musulmana del Pk-5, al centro della capitale. Secondo alcuni testimoni sono stati
rinvenuti sei corpi senza vita di musulmani, tra cui un bambino, trasportati nella
locale moschea. Poco dopo un cristiano in sella ad una motocicletta è stato ucciso
a “colpi di machete” da altre persone. La rabbia della gente non ha risparmiato i
militari francesi dell’operazione Sangaris, impegnati da lunedì in complesse operazioni
di disarmo. Sta crescendo un forte sentimento anti-francese tra la minoranza musulmana
che accusa le truppe di Parigi di “organizzare un genocidio” e di “non fermare le
rappresaglie dei cristiani” nei confronti degli ex ribelli Seleka disarmati ma anche
dei commercianti i cui negozi vengono attaccati e saccheggiati o dei semplici civili
aggrediti per strada. Il Presidente di transizione, l’ex capo ribelle Michel Djotodia,
ha lanciato un appello alla riconciliazione. E’ sempre più grave la situazione umanitaria.
Secondo l’Onu a Bangui ci sono almeno 130.000 sfollati, su 800.000 residenti nella
capitale. Nel solo campo allestito nei pressi dell’aeroporto, sotto la protezione
dei francesi, sono stipate più di 45.000 persone senza ripari, acqua e medicinali
e con poco cibo a disposizione. E’ alto il rischio di epidemia in condizioni igienico
sanitarie pessime e dopo giorni di forti piogge. Altrettanto critica, anche se meno
nota, è la situazione nelle zone interne del paese, tra cui Bossangoa (nord-ovest),
dove da due mesi circa 40.000 cristiani in fuga dalla Seleka sono “ammassati su soli
quattro ettari” attorno all’arcivescovado, come denunciato da Action contre la faim
(Acf). L’Unione Europea, cha ha attivato un ponte aereo tra Douala e Bangui, invierà
domani 37 tonnellate di aiuto medicale urgente per far fronte alla “catastrofe umanitaria”.
In Centrafrica si registrano 530000 sfollati interni e 2,3 milioni di persone hanno
bisogno di un’assistenza immediata. (R.P.)