Draghi: la Bce va avanti con il sostegno all’economia. Deficit dell'Italia sopra
le stime
Andremo avanti con il sostegno all’economia e le misure di credito a piccole e medie
imprese, mantenendo bassi i tassi di interesse: lo ha assicurato il presidente della
Bce, Draghi, alla Plenaria di Strasburgo. L’accento del numero uno dell’Eurotower
è ancora sulle riforme e sull’Unione bancaria. Sul fronte ripresa: tra il 2014 e il
2015 il Pil dell’Eurozona dovrebbe registrare un lento recupero, ma resta alta la
disoccupazione. Poi la strigliata all’Italia: serve correzione sul deficit che sale
al 3 per cento. Al microfono di Cecilia Seppia, l’economista e presidente di
Finanza World, Francesco Carlà:
R. - Draghi,
chiedendo l'Unione bancaria, ci dice una cosa abbastanza semplice: la Germania non
accetterà mai di mettere sotto il medesimo ombrello bancario e finanziario europeo
i problemi diversi dei vari Paesi. Quindi sono fuori discussione iniziative traumatiche
e risolutive stile Eurobonds, che erano poi le speranze di alcuni Paesi tra cui l’Italia.
Man mano che però procedono le riforme nei vari Paesi e abbiamo un miglioramento dei
numeri dei vari Stati, i numeri finanziari naturalmente, potrebbero succedere anche
altre cose da questo punto di vista. Questo è un po’ quello che ci dice Draghi. Il
che però fa il paio con la richiesta – è un altro punto del suo discorso – di un'ulteriore
correzione da 6.4 miliardi del bilancio italiano; non si tratta certamente di buone
notizie, immagino, né per la nostra Legge di stabilità né per il presidente del Consiglio,
Letta.
D. - A proposito dell’Italia il deficit sale al 3 per cento; siamo ben
fuori dai parametri europei. A cosa si deve questa deviazione?
R. - Si deve
a due componenti: una è - appunto - che il Pil decresce di più di quello che ci si
attendeva. Questo dipende dal fatto che - e questo è l’atro punto - non sono stati
fatti gli sforzi di spending review di cui si parlava. Dall’altra parte, c’è
stato anche il discorso sull’Imu che certamente non ha aiutato il bilancio italiano.
D.
- Poi la questione della ripresa; il Pil dell’Eurozona dovrebbe invece registrare
un lento miglioramento. Però secondo i dati della Bce la disoccupazione resta, resterà
elevata, in particolare quella giovanile: qui servono risposte concrete…
R.
- Abbiamo alcuni dati che sono fondamentali: la crescita del Pil da qui al 2015 è
vista arrivare all’1,5 per cento, ma questa è appunto la media, credo che in Italia
il tasso di crescita potrebbe essere molto più basso; il tasso di inflazione è visto
all’1,3 per cento - e secondo me in Italia sarà più alto - e quello di disoccupazione,
dove anche qui scontiamo differenziali tra i vari Paesi piuttosto importanti e piuttosto
ampi da un punto di vista quantitativo. Cosa si potrà fare esattamente? Dipende molto
dalle ricette dei singoli Paesi, da quanta voglia la politica di questi abbia di fare
quello che è più giusto, cioè trovare un equilibrio tra le esigenze di chi ha una
condizione di lavoro garantita e di chi invece il lavoro non ce l’ha o non riesce
a trovarlo, in particolare i giovani.
D. - Ancora sferzate sui bilanci degli
Stati, però Draghi dice: non vogliamo vanificare gli sforzi di risanamento. Ora siamo
favorevoli a misure per la crescita...
R. - Parliamo di due temi: da una parte,
le risorse per la crescita che possono venire dalla Bce - appunto risorse monetarie
essenzialmente - che però finiscono nell’imbuto delle banche, le quali hanno problemi
di sofferenze - come dicevamo prima - che ci vengono ricordate continuamente. E quindi
questa cinghia di trasmissione arriva con molta difficoltà alla domanda interna e
alle famiglie, ai singoli e con altrettanta difficoltà alle piccole e medie imprese.
Dall’altra, si tratta di investire risorse che i singoli Paesi riescono a mettere
insieme nei loro bilanci. Anche qui vediamo che in Italia si continua a cambiare il
campodella spending review, ma questa non diventa mai effettiva. Poi
naturalmente c’è anche il pozzo nero dell’evasione fiscale.