Centrafrica: la Caritas invoca disarmo, pace e sicurezza
“Chiediamo il disarmo della Seleka e degli anti-Balaka. Vogliamo pace e sicurezza
per la popolazione. Contiamo molto sui militari francesi e della Misca. E che i centrafricani
possano presto andare a votare e decidere il destino del proprio Paese”. A parlare
in una intervista all'agenzia Sir è padre Elisée Guedjande, direttore della Caritas
della Repubblica centrafricana, anche lui vittima delle violenze in corso nel suo
Paese. “La sera del 19 luglio a Bangui sono stato attaccato da due ex-Seleka: volevano
rubare l’automobile della Caritas - racconta -. Mi hanno sparato e la pallottola ha
attraversato la gamba. Per fortuna non ha toccato l’osso. Sono stato un mese in ospedale
ma ancora non riesco a camminare bene né a muovere le dita del piede”. “A Bossangoa
vi sono circa 40mila sfollati, c’è bisogno soprattutto di aiuti sanitari - dice -.
A Bangui ci sono 50 mila persone nelle chiese, nei monasteri o nell’aeroporto. Da
giovedì scorso sono iniziati gli scontri tra ex-Seleka e anti-Balaka. Ci sono vittime
a Bozoum, tante case bruciate e morti a Bossangoa, a Bangui sono state uccise ultimamente
300 persone, tutti civili innocenti. La popolazione si è rifugiata nelle parrocchie”
ma molte “sono vulnerabili: Notre Dame d’Afrique a Bangui è stata assaltata tre volte
dai miliziani della Seleka. Hanno sabotato le vetture. Altre parrocchie sono state
prese di mira, hanno rubato i gruppi elettrogeni, ci sono intimidazioni”. (R.P.)