Le proteste dei "forconi". Mons. Miglio: disagio e rabbia che vanno ascoltati
“I veri Forconi non sono eversivi e si trovano in Sicilia dove la protesta è pacifica.
Ci dissociamo dalla violenza in altre parti del Paese". Così il leader dei Forconi,
Mariano Ferro, mentre in varie città italiane la protesta continua. Per il premier
Letta la protesta non rappresenta il Paese. Il ministro dell’interno Alfano che ha
riferito alla Camera assicura “metteremo tutta la forza dello Stato contro i violenti”.
Vari gli slogan della protesta: da quelli contro il governo e la politica, a quelli
sulle tasse e la disoccupazione. Adriana Masotti ha chiesto a mons. Arrigo
Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato scientifico delle Settimane
sociali dei cattolici italiani, come legge ciò che sta accadendo in questi giorni:
R. - Penso che
ci troviamo di fronte ad una situazione sociale molto grave! Forse, abbiamo un po’
sottovalutato i tempi… Prima o poi, sarebbe esplosa questa situazione. E’ molto grave
perché - come vediamo anche dalla composizione del mondo di chi protesta, che è molto
vario - convergono povertà e disagi di vario tipo. Si lamentano lentezze. Per quanto
riguarda la Chiesa siamo tutti fortemente impegnati sul fronte delle Caritas, un po’
in tutta Italia. Lo sforzo è enorme attraverso le Caritas e attraverso il volontariato,
penso che questo vada tenuto presente. In generale, è vero che c’è bisogno di risposte
ponderate di fronte a una protesta così composita, ma ponderate non vuole dire lente.
C’è bisogno di risposte veloci, a cominciare proprio dagli apparati burocratici: i
tempi per avere un’autorizzazione, ad esempio. Equitalia è veloce, certo... E questo
lo lamentano in molti. Di fronte invece alla giustizia, penso ai fallimenti, davvero
i tempi sono al di là della sopportazione. Perché? Perché la crisi ci ha portato in
una situazione davvero molto tesa.
D. - Vede quindi in queste persone che
manifestano nelle piazze una rappresentanza, diciamo, di sentimenti comuni, vissuti
e sentiti dal popolo italiano, dai cittadini in generale? Vede anche qualche pericolo?
R.
- Direi proprio di sì! Certo, i pericoli della violenza ci sono sempre: le infiltrazioni
non sono un mistero… Ma certamente, il mondo di sofferenze che converge in questa
protesta mi pare molto grave e molto vasto e come forse non vedevamo da tempo, perché
è una protesta che coinvolge - e questa mi pare un po’ la novità - tanti ambiti, tanti
strati di popolazione, tanti tipi di attività. Capisco anche la rabbia dei commercianti,
costretti a chiudere il loro esercizio. Al di là dei pericoli che ci sono - di violenze,
di infiltrazioni - mi pare che però debba prevalere una considerazione attenta, perché
sono povertà reali e sono situazioni che si allargano sempre di più.
D. - Anche
negli ultimi giorni c’è stato un altro suicidio di un imprenditore proprio in Sardegna…
R. - Sì. Certamente, l’alluvione è stato il colpo di grazia, perché è venuta
a cadere su una situazione già compromessa e quindi la disperazione prende il sopravvento.
Proprio a proposito dei danni dell’alluvione, si comincia a temere che i tempi si
allunghino troppo. Come vescovi della Sardegna, ci siamo impegnati a essere vigilanti.
Una Regione, con i problemi che abbiamo noi, non ce la fa a sopportare dei tempi così
lunghi. Vorrei dire ancora una parola sull’importanza di raccogliere il messaggio
di Papa Francesco. E’ stato qui a Cagliari, a settembre, e ho ancora nelle orecchie
le parole che lui ha detto parlando al mondo universitario, invitando ad ascoltare
la "musica dei giovani". La musica dei giovani ha un altro ritmo, ha ritmi più veloci.
E c’è un paragrafo dell’Evangelii Gaudium, dove il Papa auspica che davvero
la politica, tanto denigrata, venga riscoperta come una vocazione altissima. Di fronte,
alle questioni concrete che la protesta dei “forconi” mette davanti a tutto il Paese,
questo invito a prendere sul serio la politica e a fare spazio anche ai giovani in
politica, mi pare altrettanto concreto e urgente. L’antipolitica porta a disgregare,
a distruggere: c’è bisogno di parlare bene della politica. Non si può denigrarla!