"L'Italia Sottosopra": pubblicato il 4° Atlante dell'infanzia a rischio in Italia
È il contrario di ciò che dovrebbe essere l’infanzia e di ciò che dovrebbe fare un
Paese per le sue giovani generazioni quanto emerge ne “L’Italia Sottosopra”, il quarto
Atlante dell’Infanzia presentato a Roma ieri mattina da Save the Children. Ciò che
manca è l’investimento sui più giovani, denuncia l’organizzazione, che sottolinea:
per i bambini, maggiore povertà significa minori o nessuna opportunità di formazione
e di sviluppo. Il servizio di Adriana Masotti:
La crisi è
una tenaglia che si stringe sempre più su bambini e adolescenti. Oltre un milione
quelli in povertà assoluta pari a un minore su 10. Circa un milione e 340 mila quelli
in condizioni di disagio abitativo, pari a 138 euro al mese il taglio dei consumi
nelle famiglie con bambini che spendono meno per gli alimenti comprando cibo di qualità
inferiore. In calo le cure mediche: 1 bambino su 3 non può permettersi un apparecchio
per i denti. Appena 11 euro il budget familiare mensile per libri e scuola
e 23 euro per tempo libero, cultura e giochi. In crescita la dispersione scolastica
e i ragazzi che interrompono gli studi. Sono alcuni tra i dati contenuti nell’Atlante
che intende sottolineare la stretta relazione fra povertà e bassi livelli di istruzione,
povertà e salute, povertà e opportunità di sviluppo per i bambini, come spiega Valerio
Neri, direttore generale di Save the Children:
“Sì, perché ci si
aspetterebbe che almeno la parte sociale, tutto ciò che non si può riportare a stretta
economia, fosse aiutata in maniera che quei bambini e ragazzi che si trovano in famiglie
povere trovino fuori, nel proprio Comune, nella propria città, la possibilità di andare
all’asilo nido oppure di fare attività extra scolastiche, lo sport o comprare un libro,
di connettersi ad Internet…".
Ma così non è e per questo Save the Children
può concludere che la recessione in Italia affonda le sue radici nella crisi del capitale
umano, determinata dal mancato investimento, a tutti livelli, sui beni più preziosi
di una società: i bambini, la loro formazione e conoscenza. Da qui la proposta, tra
le altre, di creare Aree ad alta Densità Educativa. Ma di che cosa si tratta? Ancora
Valerio Neri:
“Si tratta di concentrare tutti le nostre capacità
- e per tutti intendo sia il privato, come noi, sia tante altre organizzazioni più
piccole, che a volte fanno un lavoro meraviglioso, le Caritas, i servizi locali sia
pubblici che privati, le associazioni sportive, ecc…- in un’area particolarmente delicata,
dove la povertà incide in maniera molto forte e dove quasi sempre c’è anche una situazione
di disagio sociale. Andiamo lì a investire tutti, per portare proprio una densità
educativa, una proposta educativa molto, molto forte. Investiamo proprio dove c’è
più bisogno. Per quanto riguarda la parte pubblica, è l’aspetto più delicato, perché
chiaramente uno può dire che lo Stato senza un euro non lo farà mai. Ma è su questo
'senza un euro' che bisognerebbe riflettere, perché questo è uno Stato che spreca
somme spaventose, mentre i suoi figli stanno nella situazione in cui stanno. Una riduzione
di costi, mal spesi - e invece una destinazione di questi costi ad attività educative
profonde sui territori che stanno peggio - aiuterebbe veramente l’Italia di domani
ad essere un’Italia migliore”.