2013-12-10 16:04:00

"L'Italia Sottosopra": pubblicato il 4° Atlante dell'infanzia a rischio in Italia


È il contrario di ciò che dovrebbe essere l’infanzia e di ciò che dovrebbe fare un Paese per le sue giovani generazioni quanto emerge ne “L’Italia Sottosopra”, il quarto Atlante dell’Infanzia presentato a Roma ieri mattina da Save the Children. Ciò che manca è l’investimento sui più giovani, denuncia l’organizzazione, che sottolinea: per i bambini, maggiore povertà significa minori o nessuna opportunità di formazione e di sviluppo. Il servizio di Adriana Masotti: RealAudioMP3

La crisi è una tenaglia che si stringe sempre più su bambini e adolescenti. Oltre un milione quelli in povertà assoluta pari a un minore su 10. Circa un milione e 340 mila quelli in condizioni di disagio abitativo, pari a 138 euro al mese il taglio dei consumi nelle famiglie con bambini che spendono meno per gli alimenti comprando cibo di qualità inferiore. In calo le cure mediche: 1 bambino su 3 non può permettersi un apparecchio per i denti. Appena 11 euro il budget familiare mensile per libri e scuola e 23 euro per tempo libero, cultura e giochi. In crescita la dispersione scolastica e i ragazzi che interrompono gli studi. Sono alcuni tra i dati contenuti nell’Atlante che intende sottolineare la stretta relazione fra povertà e bassi livelli di istruzione, povertà e salute, povertà e opportunità di sviluppo per i bambini, come spiega Valerio Neri, direttore generale di Save the Children:

“Sì, perché ci si aspetterebbe che almeno la parte sociale, tutto ciò che non si può riportare a stretta economia, fosse aiutata in maniera che quei bambini e ragazzi che si trovano in famiglie povere trovino fuori, nel proprio Comune, nella propria città, la possibilità di andare all’asilo nido oppure di fare attività extra scolastiche, lo sport o comprare un libro, di connettersi ad Internet…".

Ma così non è e per questo Save the Children può concludere che la recessione in Italia affonda le sue radici nella crisi del capitale umano, determinata dal mancato investimento, a tutti livelli, sui beni più preziosi di una società: i bambini, la loro formazione e conoscenza. Da qui la proposta, tra le altre, di creare Aree ad alta Densità Educativa. Ma di che cosa si tratta? Ancora Valerio Neri:

“Si tratta di concentrare tutti le nostre capacità - e per tutti intendo sia il privato, come noi, sia tante altre organizzazioni più piccole, che a volte fanno un lavoro meraviglioso, le Caritas, i servizi locali sia pubblici che privati, le associazioni sportive, ecc…- in un’area particolarmente delicata, dove la povertà incide in maniera molto forte e dove quasi sempre c’è anche una situazione di disagio sociale. Andiamo lì a investire tutti, per portare proprio una densità educativa, una proposta educativa molto, molto forte. Investiamo proprio dove c’è più bisogno. Per quanto riguarda la parte pubblica, è l’aspetto più delicato, perché chiaramente uno può dire che lo Stato senza un euro non lo farà mai. Ma è su questo 'senza un euro' che bisognerebbe riflettere, perché questo è uno Stato che spreca somme spaventose, mentre i suoi figli stanno nella situazione in cui stanno. Una riduzione di costi, mal spesi - e invece una destinazione di questi costi ad attività educative profonde sui territori che stanno peggio - aiuterebbe veramente l’Italia di domani ad essere un’Italia migliore”.

Ultimo aggiornamento: 11 dicembre







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