2013-12-09 16:20:20

Italia, protesta dei "forconi". Cozzi: si sta allargando a macchia d'olio


Dal Nord al Sud è iniziata ieri “Fermiamo l’Italia”, la protesta che prende le mosse dal movimento dei “forconi”. A scioperare autotrasportatori, ma anche artigiani e agricoltori. Blocchi e presidi in tutta la penisola. Disagi nella viabilità, in particolare in Veneto. Bloccati i binari della stazione di Genova Brignole. La situazione più critica a Torino, con tafferugli tra le forze dell’ordine e i manifestanti. Lanciate pietre e lacrimogeni. Un carabiniere è rimasto leggermente ferito. Aggredito un fotografo che collabora con l’Ansa e colpita la postazione di Sky in piazza Castello. "Le proteste in Italia sono legittime se rispettano le leggi. Noi impediremo che vengano violate", ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Sulla protesta Debora Donnini ha sentito Tommaso Cozzi, professore di economia all’Università “Regina Apostolorum” di Roma:RealAudioMP3

R. – Questa protesta non ha una ragione di tipo tecnico, perché le richieste effettuate, soprattutto dal movimento di “forconi” o movimento degli autotrasportatori hanno incontrato la collaborazione da parte del governo, in particolare da parte del Ministero delle infrastrutture. Quindi, le richieste che erano state avanzate già da questa estate sono state soddisfatte. La sensazione che si ha è che gli autotrasportatori si stiano facendo portavoce per il diffuso disagio e le diffuse situazioni di precarietà che la nostra Nazione sta vivendo: guardando anche i manifesti e le ragioni di questa protesta si va molto oltre rispetto al problema dei trasporti o, per esempio, del costo dei carburanti in senso stretto.

D. – Ieri, infatti, i movimenti territoriali protagonisti della manifestazione, che si raccolgono sotto la sigla “Costituente Rete Civica Nazionale”, ricorreranno – è stato annunciato – contro lo Stato italiano presso la Corte europea di Strasburgo per violazione dei diritti umani e della dignità della persona. Si sottolinea il forte peso fiscale che c’è in Italia, la conseguente chiusura delle aziende, la perdita dei posti di lavoro, il trasferimento delle aziende all’estero. Questa è una questione spinosa per l’Italia…

R. – Certo. Dallo stesso contenuto della denuncia che è stata presentata si nota come le richieste vadano ben oltre i problemi specifici di categoria. In effetti, il Ministero delle infrastrutture, per quanto riguarda la pressione fiscale sui carburanti – quindi le accise sui carburanti – aveva già posto rimedio. Qui si tratta, in realtà, di una protesta che riguarda la pressione fiscale in generale, gravante sulle imprese non solo del settore dei trasporti. Dalle ultime notizie, infatti, mi risulta che si stiano aggregando anche commercianti, artigiani… Ma il problema non è solo quello della pressione fiscale, in quanto gli scioperanti stanno reclamando anche una maggiore attenzione rispetto ai diritti civili, stanno cercando di affrontare una protesta che coinvolga anche gli studenti, i giovani riguardo al loro futuro lavorativo. Ecco, la sensazione che si ha è che si stia allargando a macchia d’olio una protesta che, lanciata dagli autotrasportatori, stia riguardando in realtà una situazione che forse non possiamo definire di immobilismo, ma certamente di lentezza rispetto ai problemi che la nostra Nazione sta vivendo a 360 gradi.

D. – La questione dell’alta tassazione e del trasferimento delle aziende italiane all’estero, anche in Paesi vicini come Austria e Slovacchia, è una questione reale, è davvero un problema…

R. – Certo, è un problema perché non solo la delocalizzazione fa perdere posti di lavoro e imprese, ma la cosa grave è che trasferendo le imprese all’estero, gli stessi imprenditori italiani che delocalizzano diventano concorrenti – dall’Austria, dalla Slovenia, dalla Polonia – delle imprese italiane che rimangono. Il punto è che, per esempio, sulla riduzione della pressione fiscale sul costo del lavoro, che ridarebbe ossigeno alle imprese e agli stessi lavoratori, si sta ancora ragionando. Ecco, queste sono le lentezze a cui facevo riferimento prima, che stanno portando la Nazione in una situazione di difficile recupero.

Ultimo aggiornamento: 10 dicembre







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