Centrafrica: a Bangui torna lentamente la calma. Migliaia di sfollati ancora nelle
parrocchie. Gli aiuti dell'Ue
“La situazione a Bangui si sta lentamente normalizzando, ma vi sono ancora migliaia
di persone rifugiate nelle parrocchie” dice all’agenzia Fides Mons. Juan José Aguirre
Muños, vescovo di Bangassou, che si trova ancora bloccato nella capitale della Repubblica
Centrafricana dal 5 dicembre, quando gli scontri tra i ribelli Seleka e le milizie
“anti Balaka” hanno gettato la città nel caos e nella violenza. Con l’arrivo di 1.600
soldati francesi in appoggio alle forze africane già dispiegate, Bangui sta ritrovando
a poco un po’ di ordine. “L’aeroporto è finalmente aperto e spero presto di potere
tornare nella mia diocesi domani o forse dopodomani. Circolano i taxi e i negozi stanno
riaprendo” riferisce mons. Muños. “Vi sono però ancora migliaia di persone rifugiate
nelle parrocchie, dove il cibo scarseggia. Durante le ore notturne inoltre la sicurezza
non è garantita. L’altra notte, alcuni ragazzi di famiglie sfollate, si sono avventurati
nei loro quartieri per vedere come era la situazione, ma sono stati intercettati da
alcuni uomini di Seleka che li hanno uccisi. La gente perciò ha ancora paura di tornare
a casa”. “Le truppe francesi - continua il vescovo - stanno girando quartiere per
quartiere per disarmare i membri di Seleka. Molti di loro sono già stati disarmati
e il Presidente Michel Djotodia (che formalmente controlla le forze di sicurezza nelle
quali avrebbero dovuto essere integrati gli uomini di Seleka, ndr.) ha accettato che
gli ex ribelli si ritirino nelle caserme”. Fides ha chiesto a mons. Aguirre se ha
notizie su quello che accade nella sua diocesi. “Da quello che mi è stato riferito,
nonostante i 400 morti di Bangui, a Bangassou non vi sono state violenze e la situazione
è normale, al punto che le scuole sono aperte. Questo grazie al fatto che gli uomini
di Seleka di Bangassou sono rimasti calmi e non hanno cercato di vendicarsi sui civili
per quello che stava accadendo nella capitale. Vi sono poi militari africani che contribuiscono
a garantire la sicurezza, senza dimenticare infine la preziosa opera delle commissione
di mediazione interreligiosa che ha permesso di rasserenare gli animi della popolazione,
con incontri presso la locale moschea sulla tolleranza, il rispetto reciproco e l’evitare
le vendette. Speriamo quindi di potere fare un Avvento e un Natale in pace” conclude
mons. Aguirre. Intanto è iniziato un ponte aereo fra la Repubblica Centrafricana e
il Camerun per salvare vite umane e assicurare aiuti alla popolazione di Bangui e
delle altre regioni del Paese. La Commissione europea - riferisce l'agenzia Sir -
ha infatti inviato oggi a Douala un jet Crj200, che può trasportare 50 persone oppure
5 tonnellate di materiali e aiuti, che farà la spola giornaliera tra i due Paesi.
Viene inoltre inviato del personale che può operare sul versante umanitario. “L’arrivo
delle forze internazionali a Bangui e il loro trasferimento anche nelle zone di provincia
- afferma la commissaria per gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi, Kristalina
Georgieva - rappresentano la sola fonte di speranza per milioni di persone che hanno
vissuto nel terrore nell’ultimo anno”. Nel frattempo l’Ue ha stanziato 20 milioni
di euro per i primi soccorsi, distribuiti fra cure mediche, cibo, accesso all’acqua
potabile, logistica. Georgieva fa inoltre “appello ai donatori internazionali per
andare incontro a una popolazione segnata da una crisi che è rimasta dimenticata troppo
a lungo”. (R.P.)