La Chiesa in Croazia: adozioni, non si possono ignorare i diritti del bambino
Lo Stato ha tutto il diritto di legiferare sulle unioni di fatto e sulla famiglia,
ma non può ignorare i diritti umani fondamentali, in particolare quelli del bambino.
E’ quanto afferma, in una nota, la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale
croata in merito alle due proposte di legge annunciate dal Governo sulle unioni civili,
anche tra persone omosessuali, e sulla famiglia. Secondo la Commissione, è essenziale
mantenere una chiara definizione del regime giuridico delle unioni di fatto in mancanza
della quale si corre il rischio di confusioni e di trasformare questa realtà sociale
in una forma equiparabile al matrimonio tradizionale. La Commissione chiede che vengano
tutelati in particolare i diritti dei bambini e di non introdurre un presunto “diritto”
ad avere un figlio che, del resto, non ha riscontro in alcun ordinamento giuridico.
In questo senso, la nota critica l’ambiguità della normativa proposta che di fatto
apre le porte alle adozioni omosessuali. Critiche vengono mosse anche alla recente
decisione dell’Esecutivo di modificare l’attuale Codice di famiglia croato. Secondo
il testo proposto, lo Stato non avrebbe più l’obbligo di proteggere la famiglia tradizionale,
ma più genericamente la vita familiare del bambino e dei genitori. Abbandonare le
fondamenta dell’ordinamento familiare croato “per aderire in modo acritico a soluzioni
adottate da alcuni Paesi europei – osserva la Commissione – significa sottovalutare
il nostro sistema”, che con tutti i suoi difetti, “ha uno standard superiore a quelli
europei”. Invece di “indebolire gli aiuti alle famiglie in questi tempi di crisi”,
rileva la nota, la Croazia dovrebbe estendere i servizi a sostegno delle famiglie
e promuovere politiche che favoriscano la natalità, come è stato fatto con successo
in alcuni Paesi europei. Di qui, in conclusione, l’invito ad aprire un vasto dibattito
pubblico sulla questione, accogliendo tutte le voci. (L.Z.)