2013-12-06 15:19:15

Plenaria dei laici. L'America Latina tra fede antica e nuove contraddizioni


Proseguono a Roma i lavori della 26.ma Assemblea generale del Pontificio Consiglio per i Laici, dedicata al tema “Annunciare Cristo nell’era digitale”. Nella seconda giornata di lavori, i delegati provenienti da tutto il mondo si sono interrogati sulle strategia per utilizzare al meglio le nuove tecnologie, nel contesto della nuova evangelizzazione. A Enrique Elias, coordinatore del Movimento Vita Cristiana, Stefano Leszczynski ha chiesto quali siano oggi le sfide per i laici nel contesto latino-americano.RealAudioMP3

R. – Diciamo che l’impegno dei laici in America Latina è stato cruciale, essenziale per la Chiesa da decenni. In tanti Paesi del continente, la presenza dei sacerdoti è bassa. Quindi, noi laici abbiamo dovuto superare la trincea, metterci in prima fila, per affrontare le sfide dell’evangelizzazione in America Latina, sia nell’ambito della catechesi che dell’appoggio liturgico, che sono a volte incredibili. Alcune parrocchie, infatti, non hanno nemmeno il sacerdote. In America Latina, siamo stati missionari noi laici, in molti sensi. E d’altronde, secondo la nostra specifica responsabilità, abbiamo dovuto avere una forte presenza in ambito sociale, nell’ambito della presenza cattolica identitaria, nell’educazione e persino nell’ambito politico, in un periodo molto critico di secolarizzazione. Siamo molto preoccupati, perché molti dicono sempre che l’America Latina sia il continente cattolico, il continente della speranza, e in un certo senso lo è, ma non bisogna perdere di vista che anche l’America Latina, con queste contraddizioni notevoli, questo sviluppo economico molto aggressivo, è un continente che ha bisogno di nuova evangelizzazione.

D. – Una nuova evangelizzazione, basata quindi sull’uomo al centro, sui rapporti umani. Come si concilia tutto questo con una globalizzazione, come diceva lei, che non ha più l’uomo al centro e che deve usare per forza lo strumento più globalizzato che esista oggi, che è quello di Internet, della rete...

R. – L’ambito dei media è stato poco cattolico, spesso perfino "anticattolico", a causa delle persone che l’hanno gestito. Siamo stati noi a essere assenti, più che presenti. Penso, allora, che l’invito di Papa Francesco a una presenza molto, molto vitale, forte dei cattolici sia un invito che noi dobbiamo accogliere e a cui dobbiamo andare incontro subito. Non dobbiamo più avere paura.







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