La morte di Mandela. Il Papa: forgiò un nuovo Sudafrica sulla riconciliazione e l'uguaglianza
Un uomo che ha speso la vita per creare “un nuovo Sudafrica”, in cui tutti i cittadini
avessero pari dignità. È con questo pensiero che Papa Francesco ricorda in un telegramma
- inviato al presidente sudafricano Jacob Zuma - la scomparsa di Nelson Mandela, lo
storico leader sudafricano spentosi giovedì sera a Pretoria all’età di 95 anni. Accanto
al mondo intero che ne piange la morte, il Papa, affidandone l’anima a Dio, rende
“omaggio – scrive – al costante impegno dimostrato da Nelson Mandela nel promuovere
la dignità umana di tutti i cittadini della nazione e nel forgiare un nuovo Sudafrica
costruito sulle solide fondamenta della non-violenza, la riconciliazione e la verità”.
Prego, conclude Papa Francesco, “che l'esempio del defunto presidente possa ispirare
generazioni di sudafricani a porre la giustizia e il bene comune al primo posto delle
loro aspirazioni politiche”.
Corale l’ omaggio reso da tutto il mondo all'ex
presidente sudafricano, eroe della lotta all’apartheid, la politica di segregazione
razziale perseguita da Pretoria nei confronti dei neri fino al 1993. Il Nobel per
la Pace, che pagò la sua opposizione alla discriminazione con 27 anni di carcere,
divenne poi presidente del Sudafrica nel 1994, avviando il processo di riconciliazione
interno e divenendo il padre della patria, quel "Madiba" da tutti affettuosamente
onorato. Memorabili gli incontri con Giovanni Paolo II in Sudafrica nel ’95 e in
Vaticano nel ‘98, sugellati dalla presenza di Mandela ai funerali di Karol Wojtyla
nel 2005. Paolo Ondarza:
Il Sudafrica
piange Nelson Mandela. I funerali si svolgeranno domenica 15 dicembre nella città
natale di Qunu: prevista una folla oceanica e la presenza di capi di stato da tutto
il mondo. Martedì prossimo nello stadio di calcio di Johannesburg si svolgerà una
commemorazione nazionale. Il presidente sudafricano Zuma ha proclamato 12 giorni
di cerimonie nel Paese. Saranno i capi tribali africani i primi a commemorare Madiba,
mentre da mercoledì avranno luogo gli eventi pubblici. La salma sarà esposta per tre
giorni presso la sede del governo: la sepoltura avverrà in un area appositamente
creata. I vescovi sudafricani indicano in Mandela "una guida per il Paese”. La sua
voce resta incisa nella storia:
“…peace, democracy and freedom for all..."La
dedizione per la pace, la democrazia e la libertà per tutti è omaggiata dal mondo
intero. Il Papa ricorda il constante impegno dell’ex presidente sudafricano per la
dignità umana di tutti. Bandiere a mezz’asta al Palazzo di Vetro di New York e negli
Stati Uniti dove Mandela è definito “un modello, un esempio” da Obama che la prossima
settimana sarà in Sudafrica. Un “eroe gandhiano” l’ex premio Nobel a cui l’India dedica
5 giorni di lutto nazionale . Commosso il ricordo del presidente italiano Napolitano.
Abu Mazen indica in Mandela il “sostenitore più coraggioso e importante” dei palestinesi;
“uno dei più grandi politici moderni" secondo il presidente russo Putin. Un tributo
giunge anche dallo sport: un minuto di silenzio è stato osservato prima del sorteggio
per i prossimi Mondiali di calcio Brasile 2014.
Le tappe dell'impegno di
Nelson Mandela riassunte in questa scheda di Giulio Albanese:
Non è stato
solo un celebre Premio Nobel per la Pace, un ex presidente autorevole, il padre della
patria che tutti sognavano in Sudafrica, ma soprattutto l’eroe nella lotta contro
l’apartheid. Si era ritirato ufficialmente dalla vita pubblica nel 1999, ma non ha
mai interrotto la sua azione umanitaria in favore soprattutto di coloro che soffrono
nelle periferie del mondo. Un impegno per la pace e la comprensione umana oltre i
confini del Sudafrica. Reso fragile dall’età e dai 27 anni trascorsi nelle galere
del regime segregazionista bianco, già nel 1994 all’epoca delle prime elezioni libere
in Sudafrica, Mandela era dell’idea che non fosse opportuno fare il presidente a vita
all’età di 76 anni. Fin dall’inizio, mise in chiaro che avrebbe portato a termine
un solo mandato. Madiba come lo chiamavano tutti in Sudafrica con grande affetto,
è certamente stato il leader africano che ha contribuito maggiormente a segnare l’epoca
del riscatto dopo l’onta coloniale e le pessime performance di molti regimi. Aperto
al dialogo, ha il merito di aver scongiurato una guerra civile che avrebbe sconvolto
il Sudafrica con conseguenze, forse, irreparabili.
Per una riflessione
sull’importanza della figura di Nelson Mandela, Fausta Speranza ha intervistato
lo storico Matteo Luigi Napolitano, docente all’Università del Molise:
R. - La vittoria
di Mandela è stata anche la vittoria dei bianchi, cioè una vittoria condivisa: Mandela
non voleva una dittatura dei neri, voleva una condivisione fraterna di un territorio
dalle immense ricchezze naturali. Questo è il suo messaggio; il messaggio consegnato
alle giovani generazioni, ma non solo del Sudafrica.
D. - Dunque Mandela ha
fatto del Sudafrica esempio per tutto il mondo. Ma, il Sudafrica oggi come si presenta?
Non è davvero tutto risolto …
R. - No, assolutamente. Si pensi alle differenti
opportunità, alle condizioni economiche o di ascesa sociale delle popolazioni rispettivamente
nera e bianca; e c’è un nuovo flusso di immigrazione - quella di tipo asiatico - che
crea ulteriori difficoltà. Il secondo problema sono le libertà civili, come ad esempio
la libertà di stampa, il sistema giudiziario … Ciò detto, però il Sudafrica mantiene
un grande, un grandissimo primato nel mondo se pensiamo che i sudafricani sono riusciti
a fare quello probabilmente non era nemmeno pensabile in altri Paesi di lunga tradizione
multirazziale, come ad esempio gli Stati Uniti: il simbolo di Mandela non è stato
un simbolo, ma un mezzo per abbattere un muro di divisione. Questo, evidentemente
non elimina i problemi che tuttavia ci sono ancora, ma ovviamente aiuta a comprenderli
meglio e soprattutto fa da substrato ad una società che, tutto sommato, anche se multirazziale
ha questo comune denominatore. Appunto noi non dobbiamo dimenticare che la vittoria
di Mandela è stata anche la vittoria dei bianchi, cioè una vittoria condivisa.
D.
- Bandiere a mezz’asta negli Stati Uniti e omaggio da tutto il mondo: ma è stata davvero
ereditata, assimilata la lezione di Mandela secondo lei?
R. - Questo sarebbe
stato auspicabile, ma come dicevo non del tutto. In termini di principi, gli Stati
democratici naturalmente rifiutano la discriminazione. All’applicazione pratica, le
opportunità sociali negli Stati multirazziali restano diverse: si pensi all’ascesa
sociale, al miglioramento della condizione personale, alla tipologia di lavori a cui
si può accedere, allo stesso sistema giudiziario … Vediamo che anche nei Paesi ricchi,
ci sono problematiche di integrazione, partendo dalla stessa configurazione dei quartieri
delle grandi metropoli multirazziali. Si vede certamente una sorta di separazione
de facto dal punto di vista della vita quotidiana, sociale, che ovviamente
ci indica che l’integrazione non è stata del tutto completata e che il cammino è ancora
lungo. Questo chiama ovviamente all’impegno di tutti, tutti i Paesi e soprattutto
i governanti.