2013-12-06 14:49:11

Il direttore di Nigrizia: "Mandela, uomo libero dal potere"


P. Efrem Tresoldi, comboniano, direttore di Nigrizia, per 20 anni missionario in Sudafrica
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"L'impressione che lasciava Nelson Mandela, quando lo incontravi, era quella di una persona carismatica che dedicava ai suoi interlocutori un'attenzione totale, dimenticando per un attimo tutto il resto. Era soprattutto un laeder capace di non cedere alle lusinghe del potere. Non si è comportato come tanti altri eroi, liberatori del loro popolo, che una volta giunti al potere si sono trasformati in oppressori. Madiba ha saputo capire i suoi limiti, l'anzianità in questo caso. Si era reso conto che a 76 anni non poteva governare un Paese così complesso che usciva da un periodo difficilissimo. Accettò di candidarsi a presidente della prima Repubblica democratica Sudafricana solo a condizione di non essere rieletto per un secondo mandato. Era un uomo libero dal potere che interpretava l'autorità come servizio, non come prilivegio personale".

"Ho apprezzato molto la preghiera di Papa Francesco, contenuta nel suo telegramma di condoglianze per la morte di Mandela. Il Papa prega "perché l'esempio dell'ex presidente ispiri generazioni di sudafricani affinché mettano la giustizia e il bene comune avanti a tutto nelle loro aspirazioni politiche". Oggi nel Sudafrica post-apartheid, infatti, dopo i primi entusiasmi di giustizia sociale e uguaglianza, ha prevalso in molti aspetti la logica del potere, della corruzione, dell'arricchimento, dell'individualismo, del potere. E penso che a questo falso ideale abbiano purtroppo aderito anche tanti giovani disoccupati, con una scarsa istruzione scolastica, che guardano alla politica come un mezzo per arricchirsi o arrivare al potere. Questo non era certo il pensiero di Mandela che ha sempre lottato per una politica che potesse realizzare gli ideali di uguaglianza e libertà. L'ammonimento del Papa è molto opportuno perché la tentazione del consumismo, del materialismo, si è diffusa anche nella società sudafricana e soprattutto tra i giovani più disperati, senza prospettive future, che rischianio di cadere in questa trappola". (Intervista di Fabio Colagrande)







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