2013-12-05 15:45:09

Giornata del volontariato. Emma Cavallaro: necessario promuovere più solidarietà e giustizia


Un profondo cambiamento culturale, per fare dell’Italia un cantiere di solidarietà e di giustizia. È l’appello lanciato dalla Convol – Conferenza permanente delle associazioni, federazioni e reti di volontariato – in occasione dell’odierna Giornata internazionale del volontariato. L’organismo, che riunisce 24 realtà nazionali impegnate nel sociale, ha anche diffuso un documento con alcune proposte concrete: un nuovo welfare dei diritti, un sistema di tassazione più giusto e la garanzia di risorse per il Sud. Sul ruolo del volontariato in Italia ai tempi della crisi, Antonella Pilia ha intervistato il presidente della Convol, Emma Cavallaro:RealAudioMP3

R. – Noi vediamo sempre più persone che sono totalmente sfiduciate, che non credono più di poter fare niente per impegnarsi nella realtà della città, della nazione e del Paese. In questo contesto, crediamo che bisogna aiutare queste persone a ritrovare la fiducia in se stesse e negli altri. Il volontariato ha come sua tipicità valori come la condivisione, la solidarietà, la sussidiarietà, la partecipazione, l’impegno per la legalità, la denuncia quando serve. Inoltre, il fatto di vivere a contatto con le persone – perché i volontari, secondo Federico Ozanam, sono quelli che salgono le scale delle soffitte tutti i giorni e vanno a trovare le persone – ci da la possibilità anche di spenderci in questa opera di rinascita di fiducia e di speranza.

R. – Nel documento “Una nuova cultura della solidarietà per un Paese più giusto”, promuovete la necessità di una rivoluzione culturale. In cosa consiste?

D. – Viviamo in una realtà che oggi discrimina e fa sì che il più forte, il più ricco, il più sano e anche il più bello, sia la persona più importante. Noi vogliamo veramente ridare a ogni persona la sua dignità e la sua capacità di incidere e lavorare. Cambiare la cultura significa anche far sì che ciascuno si senta davvero responsabile nei confronti di tutti, anche e soprattutto in un Paese dove la cultura oggi porta a chiuderti in casa, ad aver paura di chi non conosci; tanto più se si tratta di uno straniero, se ti dicono che è quello che ti sta portando via il lavoro e tanti benefici che potrebbero essere tuoi. Allora noi vorremmo incidere in questo senso, per ritrovare un Paese capace di integrazione, che sia davvero un nuovo cantiere di solidarietà e di giustizia per tutti, ma soprattutto per le nuove generazioni.

D. – Cosa chiedete allo Stato per aiutarvi a realizzare questo obiettivo?

R. – Sono tre i punti che abbiamo messo in evidenza. Il primo è un welfare dei diritti: il welfare non è un costo e non è un lusso, non è per i poveri o i meno fortunati; è un investimento che però poi rafforza le condizioni per il benessere e per lo sviluppo della società. È veramente un diritto di ognuno e l’estinzione del Fondo nazionale per le politiche sociali è una cosa gravissima. Dunque ci vuole un welfare che faccia appello a solidarietà allargate: pubbliche, private, nazionali e locali. Chiediamo anche che si torni a una tassazione progressiva e giusta; e un impegno per togliere tutta la corruzione e lo spreco nella spesa pubblica, perché abbiamo appena saputo che in questo modo vanno via 3 miliardi ogni anno, ed è veramente una vergogna! Questi interventi, però, non devono chiaramente intervenire sui diritti come quello della scuola, della sanità e dell’assistenza sociale che, in fondo, sono il modo di rendere reale il principio costituzionale dell’uguaglianza.







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