Cortile dei Gentili sulla solidarietà. Il card. Ravasi: parliamo di gratuità nell'economia
L’economia era in origine la legge che governava “la casa del mondo”, col tempo si
è trasformata in una fredda scienza che mira a fare soprattutto al profitto, spesso
svuotata di riferimenti etici. A stigmatizzarlo è il cardinale Gianfranco Ravasi,
presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che nella sede dell’Ambasciata
d’Italia presso la Santa Sede, ha presieduto una nuova tappa del “Cortile dei gentili”
dal titolo“Solidarietà: dovere religioso o dovere civico?”. A confrontarsi
sull'argomento, un gruppo di “top manager”, in particolare sul tema provocatorio della
“gratuità” nell’economia. Il cardinale Ravasi ne parla la microfono di Fabio Colagrande:
R. – Forse l’accento
è ancora più specifico, rispetto alla solidarietà. Noi abbiamo voluto introdurre un
altro vocabolo, che nel campo del rapporto con l’economia è provocatorio. Si tratta
cioè della parola “gratuità”. La gratuità suppone evidentemente il dono. Il dono dovrebbe
essere ovviamente una componente prima di tutto religiosa, tant’è vero che molti ricordano
l’unica frase di Gesù, che non è nei Vangeli, che è citata da Paolo nel cap. XX degli
Atti degli Apostoli e che dice: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Ora, la
gratuità che noi vogliamo considerare in questo Cortile è invece una componente sì
etica, religiosa, ma una componente necessaria allo stesso sviluppo autentico dell’economia.
E’ come una spina nel fianco nei confronti di una concezione dell’economia, che è
soprattutto quella recente, di taglio finanziario, mercantilistico, e così via, che
considera invece semplicemente l’interesse, il guadagno, come l’elemento, il volano
quasi, dell’economia stessa.
D. – Quindi, si può arrivare a una lettura dell’attuale
crisi economica finanziaria come una crisi motivata proprio da questa dimenticanza
del fattore etico...
R. – Questo è il nodo fondamentale. Infatti, se noi teniamo
conto della realtà vera dell’economia, noi dovremmo considerarla proprio nella sua
etimologia, che è “nomos” dell’"oikia” del mondo, cioè la legge della casa del mondo.
Una casa si amministra non soltanto attraverso la gestione brutale dei beni materiali
o dei soldi alla fine, ma viene anche calibrata su una serie di componenti molteplici,
che sono alcune volte anche proprio componenti di donazione. Il che vuol dire che
noi siamo invece reduci, in questi ultimi anni, di una riduzione dell’economia a mera
tecnica finanziaria, a mera legge dei mercati. E in questa luce, evidentemente, è
diventato un elemento diremmo quasi disumano, un elemento che ha rotto la vera autenticità
dell’economia.
D. – E a questo Cortile dei Gentili romano se ne parla ovviamente,
sempre come nello spirito di questa struttura, mettendo a confronto il punto di vista
della Chiesa con il punto di vista di diversi rappresentanti del mondo “laico”...
R.
– Questo Cortile "limitato" – perché partecipano soprattutto dei manager in dialogo
tra loro – avrà come risultato la sorprendente coincidenza che ci può essere tra non
credenti e credenti attorno a questo tema, purché siano autenticamente coinvolti dalle
interrogazioni che salgono dalla società. E’ solo il freddo operatore finanziario,
che si distacca completamente da una visione di tipo morale o di tipo religioso. Per
questo motivo io credo e sono convinto che sarà molto prezioso questo Cortile, per
confermare – direi quasi – la traiettoria, la struttura permanente del dialogo tra
credenti e non credenti, un dialogo che è fatto da persone che hanno visioni alcune
volte notevolmente differenti, disparate persino, ma che quando vengono chiamati alle
radici dei valori delle componenti trovano delle consonanze sorprendenti.