Plenaria dei laici. Card. Rylko: le reti digitali, grande campo di missione
“Annunciare Cristo nell’era digitale”. Con questo titolo si apre oggi a Roma la 26.ma
Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici. Nel corso di tre giorni di
dibattito studiosi, laici e religiosi si confronteranno sulle opportunità offerte
dai nuovi media alla missione della nuova evangelizzazione. L’ambiente digitale dunque
rappresenta una nuova sfida per la natura missionaria della Chiesa. Ascoltiamo al
riguardo il card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio, intervistato
da Stefano Leszczynski:
R. – Nell’affrontare
la grande sfida della nuova evangelizzazione, la Chiesa deve tener conto dei nuovi
scenari socioculturali del mondo globalizzato, tra i quali lo sviluppo vertiginoso
dei mezzi digitali di comunicazione occupa un posto di particolare rilievo. È un fenomeno
che non va ridotto solo alle nuove tecnologie di comunicazione. Si tratta piuttosto
di una potente corrente, di una vera e propria “cultura digitale”, di cui indiscussi
protagonisti sono le giovani generazioni, i cosiddetti “nativi digitali”. È un mondo
molto complesso che suscita tanto interesse, perché apre davanti a noi orizzonti completamente
nuovi e opportunità inedite. Secondo il Papa Francesco, esso può diventare uno strumento
prezioso per costruire un mondo più fraterno e più solidale. Ma, purtroppo, non mancano
anche dei seri rischi, che non vanno sottovalutati. Penso, ad esempio, al pericolo
di diventare schiavi del mondo virtuale e incapaci di stabilire relazioni autentiche
con le persone che ci stanno accanto, senza parlare poi dei contenuti distruttivi
che la rete trasmette, come la pornografia oppure l’incitamento alla violenza e a
comportamenti devianti. Quanti suicidi di adolescenti avvengono a causa del cyber-bullismo
nella rete! La rete, dunque, ha volti molto diversi e richiede perciò una grande capacità
di discernimento. Il mondo digitale è una sfida che soprattutto noi cristiani dobbiamo
saper cogliere con coraggio. Il Papa Francesco ci sollecita: "È importante saper dialogare,
entrando, con discernimento, anche negli ambiti creati dalle nuove tecnologie, nelle
reti sociali, per far emergere una presenza, una presenza che ascolta, dialoga e incoraggia...".
Anzi, la rete può diventare un potente mezzo per un annuncio evangelico di raggio
planetario. Per la Chiesa, si è aperto quindi un grande campo di missione, un grande
areopago dove la nostra presenza in quanto cristiani non può mancare.
D. –
Perché l’esigenza di dedicare a questo tema la 26.ma Assemblea plenaria del Pontificio
Consiglio per i Laici?
R. – Il nostro Consiglio, in quanto dicastero per i
laici, si sente particolarmente interpellato ad affrontare questa tematica. Perché
sono proprio loro – i laici – i veri protagonisti di questa “rivoluzione digitale”.
La grande sfida da raccogliere è racchiusa nella domanda: come vivere da cittadini
in questo nuovo mondo digitale, senza perdere la propria identità cristiana, essendo
cioè “sale della terra” e “luce del mondo”? La risposta non è semplice. Penso, che
bisogna innanzitutto conoscere questa realtà fino in fondo, essere consapevoli delle
sue luci e delle sue ombre, rifiutando pregiudizi e timori eccessivi. E come secondo
passo, occorre un serio processo educativo dei cristiani in grado di generare una
matura capacità di discernere tra le vere opportunità e i rischi che si corrono in
questo ambiente. Sicuramente, qui si apre un vasto campo per l’azione pastorale della
Chiesa. Dobbiamo difenderci quindi, come cristiani, dalle visioni catastrofiche e
apocalittiche del mondo digitale. Secondo Papa Francesco, questo porterebbe a una
pericolosa paralisi dell’intelligenza e della volontà. La “conversione missionaria”,
alla quale il Papa invita tutta la Chiesa, consiste anche nel riconoscere delle vie
di speranza all’interno di questo nuovo mondo, che è ancora tutto da scoprire. In
sintesi, capire, discernere e agire di conseguenza: questo è il cammino che la nostra
Assemblea plenaria vuole proporre ai fedeli laici in questo campo così decisivo per
il futuro dell’umanità.
D. – Quanto ci si può fidare del messaggio evangelico
che viaggia in Internet spesso senza mediazioni e senza possibilità di verifiche?
R.
– Nel formulare questa domanda, lei ha già dato anche la risposta... Nell’annuncio
evangelico c’è bisogno di mediazioni personali e di verifiche autentiche che nella
rete spesso mancano. Misurare la riuscita di un’iniziativa evangelizzatrice, considerando
il numero di “contatti”, di “amicizie Facebook” o di “followers” sarebbe un errore
veramente grossolano. Certo, la rete può diventare uno strumento di trasmissione del
Vangelo a vasto raggio. Ormai, la maggioranza delle diocesi, delle parrocchie, delle
singole istituzioni ecclesiali, delle associazioni e dei movimenti hanno un proprio
sito Internet. E lo stesso Papa Francesco ci sprona in questo senso, quando ci chiede:
siamo capaci, anche in questo campo, di portare Cristo, o meglio di portare all’incontro
di Cristo? Di camminare col pellegrino esistenziale, ma come camminava Gesù con quelli
di Emmaus, riscaldando il cuore, facendo trovare loro il Signore? Non bisogna dimenticare,
però, che l’incontro con Cristo è un incontro personale e anche oggi continua ad essere
fondamentale l’annuncio del Vangelo “da persona a persona”. I mezzi tecnologici, pur
importanti, non sono sufficienti, perché davanti a Dio contano soprattutto le persone...
Sarebbe un grave errore voler delegare il compito missionario ai soli mezzi tecnologici,
anche se sono potenti come la rete. Cristo affida il suo mandato missionario a ciascuno
di noi personalmente e questo è un dato importante e fondamentale, che non possiamo
trascurare.
D. – Internet è un luogo spesso pieno di insidie, oltre che di
opportunità. Come sensibilizzare al riguardo quei laici che si trovano al di fuori
della rete dei movimenti organizzati dalla Chiesa?
R. – Come abbiamo detto,
nella rete insidie e pericoli non mancano e perciò è necessaria una vasta campagna
di sensibilizzazione e di educazione. E, sia chiaro, educare non significa spaventare
con prospettive terrificanti e scoraggiare l’uso di Internet. Bisogna invece educare
– sia nella scuola sia in famiglia – a un utilizzo corretto di questo strumento: spiegare
come e quando utilizzarlo, aiutare – soprattutto le giovani generazioni – a fare le
scelte giuste. Bisogna far tutto il possibile perché questo mezzo diventi uno strumento
di crescita personale – anche nella fede! – e non un fattore distruttivo delle persone.
E qui si apre un grande spazio per l’azione educativa delle comunità ecclesiali, delle
associazioni, dei movimenti... Come dicevo, un’attenzione particolare meritano i giovani
– i “nativi digitali” – che sono i più esposti agli influssi devastanti della rete,
soprattutto per quanto riguarda la dipendenza compulsiva da Internet (c’è chi sta
davanti allo schermo più di 5 ore al giorno!). So di un’interessante campagna rivolta
proprio ai giovani basata sullo slogan: “Disconnettiti da Internet per connetterti
con la vita”. Certamente, abbiamo bisogno oggi di un’apposita pastorale delle rete,
o meglio di una pastorale del popolo della rete.
D. – In definitiva, quale
può essere il ruolo dei laici nel governare in maniera virtuosa la trasmissione della
fede nell’era digitale?
R. – Penso che questa sia oggi una delle priorità dell’apostolato
dei laici: sono loro i veri cittadini del mondo digitale e non pochi di loro sono
veri esperti in materia. L’importante è che imparino ad abitare questo mondo senza
perdere la loro identità cristiana e senza rinunciare a tener viva quella “fantasia
missionaria” nel cercare vie sempre nuove per testimoniare la bellezza di essere discepoli
di Cristo. Il Beato Giovanni Paolo II ci incoraggiava: "Non abbiate paura delle nuove
tecnologie! Esse sono “tra le cose meravigliose” – "Inter Mirifica" – che Dio ha messo
a disposizione per scoprire, usare, far conoscere la verità, anche la verità sulla
nostra dignità e sul nostro destino di figli suoi, eredi del suo Regno eterno. Non
abbiate paura dell’opposizione del mondo! Gesù ci ha assicurato “Io ho vinto il mondo!”.