La Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi dopo un ricorso di un gruppo di cittadini
sulla legge elettorale, il cosiddetto Porcellum, ha dichiarato illegittimo sia il
premio di maggioranza senza soglia sia le liste bloccate. “Il Parlamento – afferma
la Consulta – può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte
politiche, nel rispetto dei principi costituzionali". Le motivazioni saranno rese
note nelle prossime settimane. Adriana Masotti ne ha parlato con Francesco
Bonini, professore ordinario di storia delle istituzioni politiche all’ Università
Lumsa di Roma.
R. – La necessità che la Consulta si pronunci sulla legge elettorale
è un fatto assolutamente anomalo. La legge elettorale è per definizione uno dei massimi
atti politici di un parlamento e quindi dover aspettare la sentenza della Consulta
la dice molto lunga e drammaticamente sulla debolezza e sulla crisi del nostro sistema
politico.
D. – Ma perché questa difficoltà a trovare un accordo da parte delle
forze politiche?
R. – E’ molto difficile trovare un accordo, perché tutti gli
interlocutori sono molto deboli. Quando gli attori di un processo decisionale sono
deboli, difficilmente si prendono il rischio di fare delle scelte. E’ quello che accade
in Italia dalla fine degli Ottanta. Se noi andiamo a vedere quello che successe nel
1993, anche allora si poneva il problema di cambiare la legge elettorale e la legge
elettorale cambiò soltanto per la pronuncia di un referendum abrogativo. Dopodiché
si arrivò a redigere, in fretta e furia, una legge molto squilibrata e certamente
non chiara: il cosiddetto Mattarellum, che combina elementi di maggioritario
ed elementi di proporzionale e che non a caso è stata molto critica nelle sue prime
applicazioni, anche se adesso qualcuno vorrebbe farla rivivere. Questo, appunto, ci
induce a fare una riflessione veramente approfondita e a cercare quali possano essere
i rimedi non di breve, ma di lungo periodo; e non soltanto sulla legge elettorale,
ma in generale sull’ assetto delle nostre istituzioni.
D. – Si sta parlando
di riforma di una legge elettorale con sullo sfondo elezioni a non troppa distanza:
questo incide – diciamo –sul fatto che nessuno, in fondo, vuol cambiarla veramente?
R.
– Certo! In concreto il sistema attuale garantisce tutti: garantisce prima di tutto
i partiti, perché possono mettere in lista persone di diretta scelta; e garantisce
anche il fatto che sia comunque attribuito un premio elettorale molto robusto alla
Camera e anche per certi aspetti al Senato. Se poi questo comporti o non comporti
un chiaro risultato e una precisa governabilità, questa alla fine è una questione
che non risulta prioritaria per le forze politiche.
D. – Da parte dei cittadini
c’è, invece, ancora un grande interesse a che si faccia una nuova legge elettorale:
sembrerebbe un tema lontano dalle faccende e dalle preoccupazioni quotidiane, invece
i sondaggi dicono che è ancora tra i primi posti tra le urgenze indicate…
R.
– L’Italia è ancora una delle democrazie in cui i cittadini partecipano al voto con
percentuali notevolmente superiori a quelle delle medie generali. Quindi gli italiani
tengono al voto e tengono anche che il loro voto conti! Per questo, indubbiamente,
c’è un grande malcontento sul sistema attuale della rappresentanza e c’è un invito
alle forze politiche a darsi da fare. Ma è anche vero che la pazienza dei cittadini
non è infinita: e, infatti, cresce la protesta e certamente alle prossime elezioni
bisognerà tener conto che una grande percentuale sarà per coloro che rappresentano
la protesta e il malcontento degli italiani.