Il Presidente Napolitano: sulle carceri il parlamento sia più responsabile, sì a indulto
Sull’indulto il parlamento sia responsabile: il Presidente Napolitano ieri, nel corso
di un convegno sulle carceri, a Roma, ha di nuovo richiamato le Camere a decidere
su un provvedimento di clemenza, affinché si metta rimedio alla situazione di sovraffollamento
delle carceri e si ottemperi alle raccomandazioni della Corte dei diritti di Strasburgo,
che nel gennaio scorso aveva condannato l’Italia per le condizioni inumane e degradanti
degli istituti di pena. Francesca Sabatinelli:
Il parlamento
è assolutamente libero, ma deve avere il senso di responsabilità necessario per dire
che vuole fare un indulto. Giorgio Napolitano di nuovo lancia un richiamo per arrivare
a una soluzione al terribile sovraffollamento delle carceri italiane, e quindi si
appella ancora una volta, come già due mesi fa, a Montecitorio e Palazzo Madama. Stesse
parole dal presidente del Senato, Pietro Grasso, che presente allo stesso convegno,
precisa che presto sarà in aula al Senato il ddl sulle pene alternative. Ascoltiamo
il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella:
R. - È
incredibile che il parlamento ancora non ne discuta perché c’è un messaggio alle Camere
rivolto dal presidente della Repubblica che impone che se ne discuta! Poi ciascuna
delle Camere ha la responsabilità di dire “No”, oppure si assume la responsabilità
- in questo caso condivisa - di dire “Sì” per rimettere mano ad un sistema che oggi
è fuori dalla legalità. Tra l’altro, ciò che ha detto Napolitano oggi si accompagna
alle parole del ministro della Giustizia Cancellieri, la quale ha pronunciato una
serie di misure che comunque andranno a finire in un prossimo decreto legge. Si tratta
di misure dirette sia a ridurre la portata afflittiva del carcere, sia misure dirette
a tutelare i diritti. Ha inoltre preannunciato l’istituzione del garante dei diritti
dei detenuti, figura che noi, dal lontano ’97, auspichiamo l’Italia inserisca nell’ordinamento.
Il parlamento con un sussulto d’orgoglio deve aprire una sessione di discussione su
questo tema. Oggi non c’è una persona di buonsenso, a conoscenza del sistema, che
sia contraria che si prendano provvedimenti urgenti: quali provvedimenti? Deve essere
il parlamento ad assumersi la responsabilità di deciderlo.
D. - Il presidente
della Repubblica Napolitano questa volta ha parlato solo di indulto e non di amnistia
…
R. – Probabilmente perché ci sono state tante polemiche nei giorni in cui
aveva parlato di indulto e di amnistia, qualcuno temeva che potesse essere usato -
in qualche modo – per anestetizzare la vicenda berlusconiana, per cui ha parlato,
al momento, solo di indulto. E in questo modo, nessuno può dire che serva a Berlusconi,
perché l’indulto cancella la pena e non cancella la pena accessoria.
D. - Ricordiamo
ciò che è accaduto l’8 gennaio scorso e le fortissime raccomandazioni della Corte
di Strasburgo, entro maggio l’Italia dovrà dare delle risposte...
R. - L’Italia
ha l’obbligo di porre rimedio ad una situazione che è oltre la legalità interna ed
internazionale, perché abbiamo circa 25 mila persone in più rispetto ai posti letto
regolamentari, non riusciamo ad assicurare lo spazio minimo vitale, e le condizioni
di vita interna sono dure. Si è cercato, in questa fase storica, di mettere mano proponendo
- ci sono delle commissioni a lavoro - una diversa qualità della vita interna, e quindi:
aumentare le ore di socialità, assicurare opportunità di lavoro, di studio che siano
reali e non fittizie. Contemporaneamente bisogna deflazionare il sistema, ovvero fare
in modo che ci siano tanti detenuti quanti posti letto. Il 28 maggio del 2014, l’Italia
dovrà rendicontare agli organismi di giustizia internazionale. Quando l’Europa ci
dà i diktat in economia si abbassa la testa, quando l’Europa ci dà i diktat sui diritti
umani bisogna ugualmente abbassare la testa, rispettare l’Europa, e poi ripartire
con un sistema più democratico e più avanzato.
D. - Accanto a leggi estremamente
positive ma non applicate, come la Legge Smuraglia, quella sulle norme per favorire
l’attività lavorativa dei detenuti, citata da Grasso, ci sono leggi che, sempre il
presidente del Senato, ha definito “carcerogene”. Di cosa si parla?
R. - Stiamo
parlando - e ne sono abbastanza sicuro - di tre leggi: quelle sull’immigrazione, sulle
droghe e sulla recidiva, che nel sistema nel tempo hanno prodotto tanta carcerazione
senza aver nulla a che fare con la sicurezza. Il 40% dei detenuti italiani si trova
in carcere per aver violato una delle norme presenti nella legge sulle droghe. Poi,
abbiamo tutto il sistema dell’immigrazione pensato solo per vessare, per penalizzare,
per render dura la vita delle persone immigrate. Abbiamo un reato di immigrazione
irregolare che se anche non produce carcerazione è comunque simbolicamente il segno
dell’assenza dell’accoglienza. Infine, abbiamo una legge, quella sulla recidiva (ex
Cirielli n.d.r.), che con i suoi tempi di prescrizione breve per i reati dei colletti
bianchi e invece gli aggravi di pena per i recidivi che commettono dei piccoli reati,
è il segno di una giustizia inclemente con i poveri e clemente con i ricchi. Di questo,
in passato, ne hanno parlato le grandi istituzioni della Chiesa, di questo, oggi,
ha accennato fra le righe il presidente Grasso, e questo è quello che diciamo tutti
noi operatori penitenziari.