Centrafrica: non si ferma la violenza a nord-ovest di Bangui
Orrore nella Repubblica Centrafricana dove la violenza torna ad accanirsi sui bambini:
e' la denuncia di Emergency, il cui team chirurgico nel Complesso pediatrico di Bangui
ha operato d'urgenza dieci piccoli, feriti gravemente a colpi di machete e di armi
da fuoco. Della situazione in Centrafrica ci riferisce Giulio Albanese: Almeno 12 civili
sono stati uccisi ed una trentina feriti – pare a colpi di machete - in un attacco
compiuto da uomini armati a nord-ovest di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana.
La notizia è stata diffusa ieri da fonti delle Nazioni Unite secondo cui tra le vittime
vi sarebbero alcuni bambini. Riusciranno a questo punto i militari francesi, inviati
dal governo di Parigi, a ristabilire lo stato di diritto? Difficile dirlo. Da quando
i ribelli della Coalizione Séléka, hanno preso il potere, lo scorso 24 marzo, rovesciando
il governo del presidente François Bozizé, questo Paese è in agonia. Le ragioni
del conflitto sono da ricercarsi anzitutto nelle ricchezze del sottosuolo di questa
ex colonia francese, solitamente quasi ignorate da coloro che redigono i cosiddetti
atlanti di geografia economica. Petrolio, diamanti, per non parlare dei depositi di
oro, ferro e, soprattutto, uranio. Quest’ultima fonte energetica è stata localizzata
a Bakouma, 500 chilometri dalla capitale, Bangui. E qui comincia a stringersi il cerchio,
nella individuazione delle responsabilità di coloro che hanno permesso che il Paese
precipitasse nell’oblio: potentati internazionali, scesi in campo per il controllo
delle fonti energetiche. Le stesse cellule jihadiste, che seminano morte e distruzione,
operano per conto dei salafiti di matrice saudita e mirano a contrastare gli interessi
occidentali.