Svolta in Thailandia: la polizia lascia la piazza e l’opposizione festeggia
Svolta in Thailandia. Da ieri mattina, dopo una nuova giornata di scontri e di manifestazioni
antigovernative, a sorpresa la polizia ha tolto il blocco ai palazzi del potere e
i dimostranti sono entrati pacificamente nella sede del governo. Nonostante il momento
di distensione, il leader dell’opposizione, le cosiddette "camicie gialle", ha annunciato
che la lotta per "estirpare" il governo di Shinawatra non è finita. E’ possibile in
questa situazione un dialogo tra esecutivo e fronte antigovernativo? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto a Carlo Filippini, esperto di Asia e docente all’Università
Bocconi di Milano:
R. – Il dialogo,
purtroppo, è molto difficile perché il governo e i cosiddetti manifestanti “rossi”
hanno una forte maggioranza e rappresentano soprattutto i ceti più poveri e gli abitanti
delle province, cioè fuori dalla capitale Bangkok. I “gialli”, che in questo momento
sono all’opposizione, rappresentano più il ceto medio, la città di Bangkok e le persone
più ricche nonché i vecchi politici che Taksin aveva praticamente allontanato dalla
scena politica; ed è difficile che si raggiunga una soluzione pacifica.
D.
– Quindi, è soltanto una protesta basata su istanze socio-economiche, o c’è qualcos’altro:
una sorta di "primavera orientale"?
R. – No, non direi che si tratti di una
"primavera", perché non è una cosa nuova. Non si tratta di giovani o ceti estromessi
dal controllo della società da un governo dittatoriale: i governi thailandesi sono
stati tutti regolarmente eletti. Si tratta purtroppo invece di un aggravarsi di una
situazione che dura ormai da parecchi anni e che non sembra avere una soluzione pacifica,
perché nessuna delle due parti vuole cedere ad un compromesso. La situazione si è
incancrenita e quello che era un popolo molto pacifico è arrivato a scontri molto
violenti. Nel maggio di tre anni fa c’erano stati oltre 90 morti …