2013-12-03 09:27:30

Malawi: i vescovi chiedono ai donatori internazionali di non abbandonare il Paese


Fare un’immediata pulizia per riguadagnare la fiducia dei donatori stranieri, il cui aiuto è indispensabile per alleviare la povertà del popolo del Malawi, e iniziare una profonda riflessione nazionale per evitare che nuovi casi di corruzione di questa portata si ripetano. E’ quanto chiedono i vescovi del Paese africano, dopo lo scoppio di quello che è stato ribattezzato il “Cash gate”, lo scandalo della frode di fondi elargiti dai donatori internazionali per gli aiuti allo sviluppo. Nella vicenda sono coinvolti una cinquantina di funzionari statali che avrebbero stornato quasi 200milioni di dollari. Per tutta risposta i donatori internazionali (Unione Europea, Gran Bretagna, Norvegia e Banca africana di Sviluppo) hanno sospeso i finanziamenti. In una nota diffusa ieri, i vescovi esprimono profondo sconcerto per quanto sta emergendo, che, affermano, è “imbarazzante per il Malawi” ed è il “sintomo di una seria decadenza morale” nel Paese. Nel documento, i presuli evidenziano le conseguenze drammatiche dello stop degli aiuti per il popolo malawiano: aumento della povertà e dell’inflazione ai danni delle categorie più deboli; difficoltà ad importare beni di prima necessità, come medicine e mezzi agricoli. Più in generale – rilevano - i cittadini e i contribuenti malawiani saranno penalizzati tre volte: dalla sottrazione delle già scarse risorse pubbliche; dalla riduzione dei servizi pubblici conseguente ai tagli che si renderanno necessari e, infine, dai costi dei complessi procedimenti giudiziari contro i responsabili. Di qui il fermo appello alle autorità governative a fare subito pulizia, per ricostruire la fiducia dei cittadini e recuperare la credibilità internazionale del Malawi, ma anche l’invito ai donatori internazionali a riconsiderare la sospensione degli aiuti che sta avendo gravissime conseguenze sociali. Quindi l’esortazione a tutti i cittadini del Malawi a un profondo esame di coscienza e a un “autentico pentimento”, ricordando che nella gestione delle risorse pubbliche prima ancora che ai propri concittadini, è a Dio che devono rispondere. Anche i meccanismi e i sistemi di controllo finanziario – evidenziano i vescovi – si reggono sull’integrità morale di chi li gestisce. Essi esortano poi i sacerdoti e i religiosi a non strumentalizzare il “Cash gate” per interessi di parte, perché non spetta alla Chiesa fare scelte politiche per la gente. La dichiarazione conclude ricordando le parole del Beato Giovanni Paolo II, che nell’Enciclica sociale “Sollicitudo Rei Socialis” affermava che “L'ostacolo principale da superare per una vera liberazione è il peccato e le strutture da esso indotte, man mano che si moltiplica e si estende” e “così diventano sorgente di altri peccati, condizionando la condotta degli uomini”. (A cura di Lisa Zengarini)







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