Congo: Kabila e Museveni chiedono di chiudere i negoziati con l'M23
“Le delegazioni del governo congolese e quelli del Movimento del 23 marzo (M23) devono
ritornare immediatamente a Kampala per riprendere i colloqui e giungere quanto prima
ad una soluzione”: è quanto recita il breve comunicato pubblicato da Entebbe al termine
dell’incontro a porte chiuse tra il presidente congolese Joseph Kabila e il suo omologo
ugandese Yoweri Museveni, mediatore per conto della regione dei Grandi Laghi nella
crisi tra Kinshasa e la ribellione dell’M23. Secondo i due capi di Stato la conclusione
del processo negoziato “creerà ulteriori condizioni appropriate per il ritorno pacifico
degli ex combattenti dell’M23 e il loro completo disarmo oltre che per il rientro
dei congolesi rifugiati nei Paesi vicini e degli sfollati” si legge ancora nella nota
diffusa dalla presidenza ugandese. La visita lampo di Kabila - riferisce l'agenzia
Misna - è avvenuta un mese dopo la sconfitta della ribellione in Nord Kivu e il fallimento
dei colloqui di Kampala lo scorso 11 novembre. Forte della vittoria militare, il governo
congolese si è rifiutato di firmare un accordo di pace, chiedendo che l’M23 riconosca
la propria disfatta e che venga siglata una “semplice dichiarazione”. La posizione
intransigente di Kinshasa aveva non poco irritato il mediatore Museveni che ha cercato
fino all’ultimo di ottenere la firma del governo congolese. Al di là della ripresa
del processo di pace con l’M23, l’incontro di ieri era atteso anche per il rilancio
delle relazioni bilaterali, sempre più tesi tra Kinshasa e Kampala. Un primo segnale
in questo senso è arrivato dalla decisione di riattivare la commissione congiunta
permanente sulla delimitazione e la sicurezza dei confini e per le infrastrutture,
le cui attività sono bloccate da mesi. Dalla nascita dell’M23 nell’aprile 2012, numerosi
rapporti Onu e di ong congolesi ed internazionali hanno evidenziato che la ribellione
ha goduto del sostegno politico, militare e finanziario sia dell’Uganda che del Rwanda.
Durante i negoziati, aperti nel dicembre 2012, in più occasioni il governo congolese
ha accusato la mediazione ugandese di essere “parziale” e di “difendere gli interessi
dell’M23”. Ha creato ulteriore malumore in Repubblica Democratica del Congo la decisione
del Paese vicino di non volere consegnare, almeno per ora, il capo politico Bertrand
Bisimwa e il capo militare dell’M23 Sultani Makenga, che si trovano entrambi in territorio
ugandese assieme ai circa 1700 combattenti scappati dal Nord Kivu all’inizio del mese
di novembre. (R.P.)