Gli ultimi "strali d'amor" della Cantata da camera
Dal 3 dicembre, nei consueti orari di Focus On (1° canale ore 16.30-5°canale ore 21),
inizia il terzo ciclo di appuntamenti curato da Tiziana Affortunato alla scoperta
della cantata da camera. E’ partito da lontano questo viaggio dell’ascolto
tra le voci, i testi e le musiche, i significati reconditi e il dramma immaginario
del genere cameristico per eccellenza del Barocco italiano e europeo. Dalla Firenze
del 1600, negli anni e nei luoghi che videro crescere la stupefacente e tutta italiana
magia dell’opera lirica, abbiamo seguito l’evolversi della cantata a voce sola, piccola
‘opera in miniatura’ in cui l’assenza di scene è compensata da una drammaturgia intenzionale,
ma non per questo meno incisiva nel rivelare – al di là della pervasiva cortina bucolica
– vizi e virtù della propria epoca. Tra corti nobiliari e adunanze accademiche, tra
palazzi di principi e ecclesiastici, abbiamo ascoltato l’espressione tormentata dell’amore
nelle sue mille sfumature emozionali, ma anche l’incredibile duttilità e la capacità
del genere poetico e musicale a assumere una morfologia eterogenea per ampiezza degli
argomenti. Da mezzo di lusinga del potere, attraverso riferimenti più o meno espliciti
ai regnanti, la cantata è anche lamento nella narrazione di coevi eventi storici e
bellici; è mite e incantata scena notturna, nelle serenate; è amara e feroce consapevolezza
dell’umana limitatezza, nelle cantate satiriche; è riflesso di una condizione esistenziale
punitiva e tormentata nelle cantate spirituali, espressione di un’epoca nella quale
la tensione allo stupore e alla meraviglia cela l’inquietudine esistenziale; è infine
espressione dell’in-audito, opera di donne che in un’epoca di indiscusso predominio
artistico maschile hanno sfidato pregiudizi e convenzioni pur di esprimersi, poetesse
e autrici di musica vocale che incanta per rigore formale e passione comunicativa.
Era giunto qui il nostro viaggio, alle soglie del Settecento, l’epoca che avrebbe
conosciuto il trionfo dell’opera italiana sulle scene europee, e di conseguenza la
massima espansione di questa sua versione cameristica, sempre più ampia per articolazione
formale, più imponente per destinazione celebrativa e per l’uso di vari strumenti
in aggiunta al solo basso continuo. Da Roma a Venezia, a Napoli, alle principali
corti d’oltralpe gli echi della cantata si rincorrono grazie alla presenza musicalmente
feconda di musicisti, esecutori, poeti: da Alessandro Stradella a Alessandro Scarlatti,
da Giovanni Bononcini ad Antonio Vivaldi, ai maggiori esponenti della celebrata scuola
musicale napoletana sino agli ‘italianissimi’ Johann Adolph Hasse e George Friedrich
Händel. L’Europa ‘parlava’ italiano, e in un’epoca ancora ignara dell’Italia come
espressione politica, apprendiamo dalla musica tanto l’inconfondibile impronta linguistica
nazionale quanto il fecondo incontro con altri idiomi, come avviene per esempio con
le cantate in spagnolo di Leonardo Vinci. Si conclude con questo ciclo di appuntamenti
il nostro viaggio nella storia della cantata da camera italiana: una parabola della
durata di circa centocinquanta anni, una lente sonora capace di offrire all’ascoltatore
uno straordinario punto di vista – o meglio, di ascolto - su uno spaccato storico,
e sui meccanismi incredibilmente ricorrenti di un’umanità fragile e incantevole.