2013-12-02 11:44:08

Gli ultimi "strali d'amor" della Cantata da camera


Dal 3 dicembre, nei consueti orari di Focus On (1° canale ore 16.30-5°canale ore 21), inizia il terzo ciclo di appuntamenti curato da Tiziana Affortunato alla scoperta della cantata da camera. E’ partito da lontano questo viaggio dell’ascolto tra le voci, i testi e le musiche, i significati reconditi e il dramma immaginario del genere cameristico per eccellenza del Barocco italiano e europeo. Dalla Firenze del 1600, negli anni e nei luoghi che videro crescere la stupefacente e tutta italiana magia dell’opera lirica, abbiamo seguito l’evolversi della cantata a voce sola, piccola ‘opera in miniatura’ in cui l’assenza di scene è compensata da una drammaturgia intenzionale, ma non per questo meno incisiva nel rivelare – al di là della pervasiva cortina bucolica – vizi e virtù della propria epoca. Tra corti nobiliari e adunanze accademiche, tra palazzi di principi e ecclesiastici, abbiamo ascoltato l’espressione tormentata dell’amore nelle sue mille sfumature emozionali, ma anche l’incredibile duttilità e la capacità del genere poetico e musicale a assumere una morfologia eterogenea per ampiezza degli argomenti. Da mezzo di lusinga del potere, attraverso riferimenti più o meno espliciti ai regnanti, la cantata è anche lamento nella narrazione di coevi eventi storici e bellici; è mite e incantata scena notturna, nelle serenate; è amara e feroce consapevolezza dell’umana limitatezza, nelle cantate satiriche; è riflesso di una condizione esistenziale punitiva e tormentata nelle cantate spirituali, espressione di un’epoca nella quale la tensione allo stupore e alla meraviglia cela l’inquietudine esistenziale; è infine espressione dell’in-audito, opera di donne che in un’epoca di indiscusso predominio artistico maschile hanno sfidato pregiudizi e convenzioni pur di esprimersi, poetesse e autrici di musica vocale che incanta per rigore formale e passione comunicativa.
Era giunto qui il nostro viaggio, alle soglie del Settecento, l’epoca che avrebbe conosciuto il trionfo dell’opera italiana sulle scene europee, e di conseguenza la massima espansione di questa sua versione cameristica, sempre più ampia per articolazione formale, più imponente per destinazione celebrativa e per l’uso di vari strumenti in aggiunta al solo basso continuo. Da Roma a Venezia, a Napoli, alle principali corti d’oltralpe gli echi della cantata si rincorrono grazie alla presenza musicalmente feconda di musicisti, esecutori, poeti: da Alessandro Stradella a Alessandro Scarlatti, da Giovanni Bononcini ad Antonio Vivaldi, ai maggiori esponenti della celebrata scuola musicale napoletana sino agli ‘italianissimi’ Johann Adolph Hasse e George Friedrich Händel. L’Europa ‘parlava’ italiano, e in un’epoca ancora ignara dell’Italia come espressione politica, apprendiamo dalla musica tanto l’inconfondibile impronta linguistica nazionale quanto il fecondo incontro con altri idiomi, come avviene per esempio con le cantate in spagnolo di Leonardo Vinci. Si conclude con questo ciclo di appuntamenti il nostro viaggio nella storia della cantata da camera italiana: una parabola della durata di circa centocinquanta anni, una lente sonora capace di offrire all’ascoltatore uno straordinario punto di vista – o meglio, di ascolto - su uno spaccato storico, e sui meccanismi incredibilmente ricorrenti di un’umanità fragile e incantevole.







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