Approvata la bozza della nuova Costituzione in Egitto
Il Comitato dei 50 "saggi" egiziani incaricati dai militari di rivedere il testo della
Costituzione ha approvato domenica la bozza della carta fondamentale che sarà sottoposta
a referendum entro la fine dell’anno, prima tappa fissata dalle Forze armate per il
ritorno alla democrazia dopo la destituzione del presidente Morsi. La nuova Costituzione
conferisce ai militari nuovi poteri, fra i quali quello di giudicare i civili. La
bozza prevede inoltre che né il Parlamento né il governo abbiano poteri di controllo
sul budget dell'esercito. Come si può definire il nuovo testo? Salvatore Sabatino
lo ha chiesto a Francesca Paci, inviata del quotidiano La Stampa:
R. - Definire
questo testo è molto complicato, nel senso che gli egiziani ne stanno già discutendo.
Ci sono chiaramente i religiosi che si riconoscono nei Fratelli Musulmani che non
sono contenti, e questo è ovvio. Infatti Piazza Tahrir è di nuovo blindata. Neanche
i salafiti sono contentissimi; tra l’altro uno di loro era all’interno della Costituente.
Questo ci fa pensare che qualche cosa rispetto alle pesanti concessioni islamiste
che erano state fatte lo scorso anno dai Fratelli Musulmani siano state tolte. Il
vero dubbio dei Liberal è quale sarà il peso delle Forze armate in questa nuova Carta
costituzionale.
D. - Che tipo di peso ci sarà?
R. - Anche qui è abbastanza
difficile dirlo. Chiaramente c’è un articolo, quello più controverso e comunque più
contestato dai Liberal; è quello che prevede la competenza dei tribunali militari
anche per i civili che attacchino postazioni militari, basi militari o militari in
generale. Allora dov’è il problema? Il problema è che se fosse scritto soltanto, questo
significherebbe che confrontarsi con l’esercito porterebbe il cittadino ad essere
giudicato dal tribunale militare. In realtà la definizione è molto ambigua, perché
si dice che non possono essere attaccati, pena il tribunale militare, tutte le postazioni
dell’esercito, anche i territori messi sotto controllo dall’esercito. Che cosa significa?
Se domani l’esercito decide che Piazza Tahrir è sotto il controllo dell’esercito,
uno scontro in Piazza Tahrir può finire al tribunale militare. E questo è veramente
l’articolo che preoccupa più di tutti.
D. - E' la strada giusta questa per
"normalizzare" il Paese?
R. - Un po’ tutto il Medio Oriente, ma l’Egitto più
di tutti gli altri Paesi, ci ha insegnato che non si possono fare previsioni; il massimo
che si può fare è cercare di leggere la cronaca e ascoltare più voci possibili. Gli
egiziani hanno fatto due rivoluzioni - loro dicono tre –, in due anni hanno cambiato
tre Costituzioni, e si preparano nuovamente ad andare al referendum. Certamente il
Paese da una parte è molto spaccato, ma la spaccatura non riguarda più Fratelli Musulmani
contro esercito, perché i Fratelli sono veramente solo i Fratelli in questo momento.
La maggior parte del Paese vuole sicurezza, anche a costo di perdere un po’ di libertà.
La vera spaccatura riguarda il tipo di futuro che avrà il Paese: se i militari decideranno
di fare un passo indietro, se ancora considerano che l’Egitto sia una specie di Paese
all’infanzia della coscienza che ha bisogno del padre padrone, o se i Liberal – e
quando diciamo Liberal non è come da noi: ci sono anche religiosi, musulmani osservanti,
ma non sono integralisti e sono per un equilibrio dei poteri dello Stato – saranno
in grado di organizzarsi, di presentare partiti politici. Un altro grande nodo è la
presentazione delle liste: quando ci si candida alle elezioni si va per lista o si
va per uninominale. Il problema è che si va due terzi per uninominale e un terzo per
lista; questo chiaramente è a svantaggio dei nuovi partiti, le nuove formazioni, mentre
è a vantaggio delle vecchie famiglie, delle vecchie oligarchie. Quindi il vero scontro
non è tanto con i Fratelli Musulmani che ormai, è triste dirlo, stanno combattendo
una battaglia di retroguardia, ma è sul futuro “sotto tutela dell’esercito del Paese”.