"Emergenza Sorrisi" rafforza l'impegno per i bambini con malformazioni facciali
Nei Paesi più poveri sono migliaia i bambini affetti da malformazioni facciali e ustioni,
che sono spesso esclusi dalla vita sociale della comunità. “Emergenza sorrisi”, un’organizzazione
non governativa composta da medici volontari, si reca in Paesi come Etiopia, Benin
e Iraq per operarli e restituire loro il sorriso. In questi giorni, e fino all’8 dicembre,
è inoltre in corso la campagna di raccolta fondi “Adotta un sorriso”. Il dott.Fabio Massimo Abenavoli, presidente dell’associazione, spiega al microfono
di Maria Cristina Montagnaro, di cosa si tratta:
R. - In questi
giorni, noi abbiamo un’importante iniziativa di raccolta fondi attraverso l’sms solidale,
per cui è possibile mandare un messaggio utilizzando il numero 45509 al quale hanno
aderito tutte le compagnie telefoniche. In questo modo si può contribuire alle nostre
azioni umanitarie a favore dei bambini con difficoltà. Si può contribuire attraverso
un euro! Le migliaia di persone che contribuiscono ci consentono di aiutare tanti
bambini.
D. - Qual è la situazione che trovate nei Paesi dove andate ad operare?
R.
- È una situazione di grande difficoltà, di grande deficit. Dal punto di vista sanitario
e sociale c’è una grossa sofferenza. La situazione per queste famiglie con bambini
che hanno un labbro leporino, un deficit del volto o una stigmate molto marcata che
rende anche difficile l’alimentarsi - in caso per esempio di palatoschisi alimentare
i bambini tendono purtroppo ad avere gravissime infezioni - è ancora più drammatica.
D.
- Nelle vostre missioni non operate soltanto i bambini, ma cercate di formare il personale
locale …
R. - Sì, per noi è fondamentale. Formare i medici e entusiasmarli
a quella che è la nostra azione, al nostro desiderio di ridare il sorriso a questi
bambini è proprio uno dei pilastri della nostra azione; quindi bisogna che sia un’azione
continua. Abbiamo dei progetti triennali di solito e torniamo in questi Paesi due
o tre volte. In Benin siamo già stati tre volte; andremo nel Burkina Faso - un Paese
nuovo per noi - dove c’è una grossa necessità per portare avanti un progetto triennale.
Oggi la vera cooperazione è quella che viene fatta sul posto, dove si rendono autonome
le persone e si rendono più forti le associazioni locali.
D. - … affinché abbiano
anche un seguito le vostre missioni …
R. - Sì, assolutamente. La missione chirurgica
come si intendeva una volta, cioè andare lì, operare e poi tornare a casa non ha più
senso. Ormai ci si è resi conto che, anzi, a volte è anche dannoso perché crea della
aspettative che poi non possono essere ottemperate. Abbiamo dei programmi, dei progetti,
la telemedicina grazie alla quale possiamo assistere i medici locali - in particolare
nei centri - per dare una risposta immediata; ma, sono sempre delle forme di coinvolgimento
diretto delle strutture locali.
D. - La vostra organizzazione si chiama proprio
“Emergenza sorrisi”: per quale motivo?
R. - L’idea è stata quella che c’è sempre
un’emergenza di sorrisi nel mondo, ancora di più in questi momenti di crisi e la nostra
azione è un’azione rapida, veloce. Noi abbiamo un’organizzazione molto snella, siamo
in grado di rispondere a queste emergenze, a questa richiesta di nuove sorrisi, e
quindi abbiamo pensato di unire l’emergenza sorrisi come conseguenza logica.