2013-12-01 08:30:09

"Emergenza Sorrisi" rafforza l'impegno per i bambini con malformazioni facciali


Nei Paesi più poveri sono migliaia i bambini affetti da malformazioni facciali e ustioni, che sono spesso esclusi dalla vita sociale della comunità. “Emergenza sorrisi”, un’organizzazione non governativa composta da medici volontari, si reca in Paesi come Etiopia, Benin e Iraq per operarli e restituire loro il sorriso. In questi giorni, e fino all’8 dicembre, è inoltre in corso la campagna di raccolta fondi “Adotta un sorriso”. Il dott. Fabio Massimo Abenavoli, presidente dell’associazione, spiega al microfono di Maria Cristina Montagnaro, di cosa si tratta: RealAudioMP3

R. - In questi giorni, noi abbiamo un’importante iniziativa di raccolta fondi attraverso l’sms solidale, per cui è possibile mandare un messaggio utilizzando il numero 45509 al quale hanno aderito tutte le compagnie telefoniche. In questo modo si può contribuire alle nostre azioni umanitarie a favore dei bambini con difficoltà. Si può contribuire attraverso un euro! Le migliaia di persone che contribuiscono ci consentono di aiutare tanti bambini.

D. - Qual è la situazione che trovate nei Paesi dove andate ad operare?

R. - È una situazione di grande difficoltà, di grande deficit. Dal punto di vista sanitario e sociale c’è una grossa sofferenza. La situazione per queste famiglie con bambini che hanno un labbro leporino, un deficit del volto o una stigmate molto marcata che rende anche difficile l’alimentarsi - in caso per esempio di palatoschisi alimentare i bambini tendono purtroppo ad avere gravissime infezioni - è ancora più drammatica.

D. - Nelle vostre missioni non operate soltanto i bambini, ma cercate di formare il personale locale …

R. - Sì, per noi è fondamentale. Formare i medici e entusiasmarli a quella che è la nostra azione, al nostro desiderio di ridare il sorriso a questi bambini è proprio uno dei pilastri della nostra azione; quindi bisogna che sia un’azione continua. Abbiamo dei progetti triennali di solito e torniamo in questi Paesi due o tre volte. In Benin siamo già stati tre volte; andremo nel Burkina Faso - un Paese nuovo per noi - dove c’è una grossa necessità per portare avanti un progetto triennale. Oggi la vera cooperazione è quella che viene fatta sul posto, dove si rendono autonome le persone e si rendono più forti le associazioni locali.

D. - … affinché abbiano anche un seguito le vostre missioni …

R. - Sì, assolutamente. La missione chirurgica come si intendeva una volta, cioè andare lì, operare e poi tornare a casa non ha più senso. Ormai ci si è resi conto che, anzi, a volte è anche dannoso perché crea della aspettative che poi non possono essere ottemperate. Abbiamo dei programmi, dei progetti, la telemedicina grazie alla quale possiamo assistere i medici locali - in particolare nei centri - per dare una risposta immediata; ma, sono sempre delle forme di coinvolgimento diretto delle strutture locali.

D. - La vostra organizzazione si chiama proprio “Emergenza sorrisi”: per quale motivo?

R. - L’idea è stata quella che c’è sempre un’emergenza di sorrisi nel mondo, ancora di più in questi momenti di crisi e la nostra azione è un’azione rapida, veloce. Noi abbiamo un’organizzazione molto snella, siamo in grado di rispondere a queste emergenze, a questa richiesta di nuove sorrisi, e quindi abbiamo pensato di unire l’emergenza sorrisi come conseguenza logica.







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