Il Papa ai greco-melchiti: pace per la Siria, non rassegnarsi a un Medio Oriente senza
cristiani
Cessi ogni violenza in Siria e, attraverso il dialogo, si trovi la via della pace.
E’ l’accorato appello levato sabato da Papa Francesco ricevendo in Vaticano i partecipanti
ad un pellegrinaggio dei greco-melkiti. Il Pontefice ha quindi sottolineato che non
bisogna rassegnarsi a un Medio Oriente senza cristiani ed ha ribadito che le divisioni
tra cristiani ostacolano la comunione e la testimonianza. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
I siriani con
le loro sofferenze sono sempre nel cuore di Papa Francesco. All’inizio del suo discorso
ai greco-melchiti, il pensiero del Papa va proprio alla popolazione della Siria che,
ha osservato, patisce “da lungo tempo una grande tribolazione”. Il Papa assicura
le sue preghiere per quanti soffrono nel Paese e invoca il Signore affinché asciughi
le loro lacrime. “La vicinanza di tutta la Chiesa – ha soggiunto – li conforti nell’angoscia
e li preservi dalla disperazione”:
“Crediamo fermamente nella forza della
preghiera e della riconciliazione, e rinnoviamo il nostro accorato appello ai Responsabili
perché cessi ogni violenza e attraverso il dialogo si trovino soluzioni giuste e durature
ad un conflitto che ha già causato troppi danni. In particolare, esorto al rispetto
vicendevole tra le varie confessioni religiose, per assicurare a tutti un futuro basato
sui diritti inalienabili della persona, compresa la libertà religiosa”.
La
vostra Chiesa, è la sua riflessione, “da secoli ha saputo convivere pacificamente
con altre religioni ed è chiamata a svolgere un ruolo di fraternità in Medio Oriente”:
“Ripeto
anche a voi: non ci rassegniamo a pensare al Medio Oriente senza i cristiani. Tuttavia,
molti vostri fratelli e sorelle sono emigrati, e una folta rappresentanza dalle comunità
in diaspora è qui presente. Le incoraggio a mantenere salde le radici umane e spirituali
della tradizione melchita, custodendo dovunque l’identità greco-cattolica, perché
la Chiesa intera ha bisogno del patrimonio dell’Oriente cristiano, di cui anche voi
siete eredi”.
Al tempo stesso, ha ribadito, “siete segno visibile per
tutti i nostri fratelli orientali della auspicata comunione col Successore di Pietro”.
In questa festa di sant’Andrea Apostolo, ha soggiunto, il mio pensiero va a Bartolomeo,
Patriarca di Costantinopoli, e alle Chiese Ortodosse. “Preghiamo il Signore – ha detto
– che ci aiuti a proseguire il cammino ecumenico, nella fedeltà ai principi del Concilio
Ecumenico Vaticano II”. Il Papa si è soffermato in particolare sullo sforzo dell’evangelizzazione,
che deve coltivare “la sensibilità ecumenica e interreligiosa”. Ciò, ha rilevato,
“è possibile grazie all’unità, alla quale sono chiamati i discepoli di Cristo” e “l’unità
esige sempre la conversione da parte di tutti”. Al riguardo, ha evidenziato, l’Esortazione
apostolica Ecclesia in Medio Oriente di Benedetto XVI “ha offerto indicazioni
molto efficaci affinché i pastori e i fedeli vivano generosamente le rispettive responsabilità
nella Chiesa e nella società”:
“Le divisioni all’interno delle nostre comunità
ostacolano seriamente la vita ecclesiale, la comunione e la testimonianza. Accompagno,
perciò, il Patriarca e i Vescovi in questo impegno, affinché possano contribuire in
tal modo all’edificazione del Corpo di Cristo. Ma vorrei tanto incoraggiare anche
i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici ad offrire il loro essenziale apporto”.