Giornata nazionale del Parkinson: pochi fondi in Italia per la ricerca
Sono 300mila in Italia i malati affetti dal Parkinson, una malattia degenerativa che
colpisce circa 6 mila italiani ogni anno. Iniziative e incontri di sensibilizzazione
si tengono su tutto il territorio nazionale, in occasione della quinta edizione della
Giornata nazionale del Parkinson, promossa dal comitato medico scientifico Limpe Dismov-Sin.
Sulla malattia e sullo stato della ricerca in Italia, per la quale è stata anche lanciata
una raccolta di fondi, Antonella Pilia ha intervistato Giovanni De Fazio,
neurologo del Policlinico di Bari:
R.
– Il Parkinson è una malattia progressiva che, purtroppo, peggiora con il tempo; è
caratterizzata da una serie di problemi del movimento, il principale dei quali è un
rallentamento motorio, che determina la compromissione di tutte le attività della
vita quotidiana di una persona. Oltre ai disturbi motori, però, negli ultimi anni
sono stati individuati una serie di segni, che possono andare dalla depressione a
problemi di olfatto e disturbi del sonno, fino a disagi cognitivi che a volte si trasformano
in una vera e propria demenza.
D. – Il Sistema sanitario nazionale riesce a
prendersi carico di questi malati?
R. – È necessario che ci siano più figure
che concorrono alla cura e alla gestione, in generale, del paziente affetto da Parkinson.
La diagnosi di questa malattia è clinica: non ci sono esami strumentali che possano
sostituirsi al medico, al neurologo in particolare. Per questo motivo, la presenza
di questo specialista è fondamentale, ma non tutte le strutture ospedaliere hanno
neurologi e non tutti i neurologi sono anche “parkinsonologi”. Tutto questo determina,
a volte, la possibilità di errori e ritardi nella diagnosi della malattia.
D.
– Sappiamo quanto sia importante la ricerca scientifica per l’individuazione di una
cura. Lo Stato quanto investe in questo campo?
R. – I finanziamenti da parte
dello Stato sono pochissimi per la ricerca in generale, e per la malattia di Parkinson
in particolare, pena l’abbandono di approfondimenti culturali e scientifici sulla
malattia. La ricerca è lasciata quasi esclusivamente alla buona volontà di alcune
strutture universitarie che in Italia si occupano di questa patologia.
D. –
In occasione di questa giornata, avete promosso anche una raccolta fondi destinata
alla ricerca sulla caduta dei malati di Parkinson …
R. – Sì, è un progetto
di ricerca volto a cercare di capire meglio quali siano i fattori responsabili di
questo segno clinico – la caduta – che può incidere pesantemente sulla qualità di
vita dei pazienti affetti dal Parkinson.