Evangelii Gaudium. Mons. Crepaldi: il Papa invita il mondo della politica a rimettere
al centro persona e bene comune
“Una fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo”: così,
scrive Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium. Sugli
aspetti della dottrina sociale della Chiesa affrontati nel documento, Davide Maggiore
ha intervistato l’arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi:
R. – Il tratto
che dà connotazione all’Esortazione Apostolica è la centralità dell’incontro con Gesù
Cristo, il Salvatore misericordioso. E a me sembra che questa impostazione cristocentrica
sia veramente molto importante anche per la Dottrina sociale della Chiesa: ricordiamo
Giovanni Paolo II che diceva che la Dottrina sociale è annuncio di Cristo nelle realtà
temporali.
D. – Il Santo Padre scrive: “Finché non si risolveranno radicalmente
i problemi dei poveri, non si risolveranno i problemi del mondo e, in definitiva,
nessun problema” …
R. – Papa Francesco fa un importante e ampio approfondimento,
nel capitolo IV, sulla scelta preferenziale per i poveri. Evidentemente, il Papa ne
parla dal punto di vista dell’amore evangelico di Gesù per i piccoli e gli ultimi.
L’inclusione sociale dei poveri diventa la prospettiva stessa del nostro vivere in
società, qualcosa di più che una politica sociale: diventa l’aspetto che continuamente
ci ricorda, in fin dei conti, il motivo ultimo per cui deve esistere la comunità politica.
D.
– Papa Francesco, a questo proposito, spiega anche che per la Chiesa l’opzione per
i poveri è appunto “una categoria teologica, prima che culturale, sociologica, politica
o filosofica” …
R. – La crisi economica che stiamo vivendo fa certamente aumentare
le disuguaglianze, quindi anche i poveri e la povertà. Nella prospettiva di Papa Francesco
– spirituale e teologica – un nuovo sguardo sui poveri va fatto a partire dai poveri,
evangelicamente intesi. E questo sarà di grande aiuto per tutti.
D. – Un altro
elemento sottolineato dal Santo Padre è quello della pace sociale …
R. – Sappiamo
che c’è la pace diplomatica tra le nazioni, c’è la pace politica tra i partiti ma
c’è anche la pace sociale tra i ceti e tra i cittadini. E su questa, direi, si riflette
poco, quindi il contributo del Papa è veramente innovativo. Eppure, oggi questa pace
sociale è quella più dirompente, perché le disuguaglianze – economiche, sociali –
e la precarietà del lavoro finiscono per mettere i cittadini ed i gruppi sociali gli
uni contro gli altri. Il testo dell’Esortazione apostolica, a questo proposito, contiene
veramente delle provocazioni salutari indirizzate all’economia e alla politica, affinché
rimettano al centro la persona umana e un autentico bene comune.
D. – La politica
è “tanto denigrata”, dice il Pontefice ma ricorda poi che è “una vocazione altissima,
una delle forme più preziose di carità” …
R. – Qui Papa Francesco riprende
quello che è un insegnamento costante presente nel Magistero sociale, direi già a
partire dalla Quadragesimo Anno di Pio XI; tema rilanciato fortemente, praticamente
con le stesse parole che usa Papa Francesco, da Paolo VI: la politica come esercizio
altissimo della carità; e evidentemente al giorno d’oggi noi ci scontriamo soprattutto
con la crisi della politica e soprattutto con la crisi della funzione architettonica
del vivere sociale che ha la politica. Questo richiamo mi sembra quanto di più attuale
ci sia. Io spero veramente che il mondo politico se ne faccia carico.
D. –
Evangelii Gaudium si sofferma inoltre sulla tratta delle persone e cita "la
complicità comoda e muta" di molti …
R. – La Santa Sede è sempre stata in prima
linea contro questa aberrazione. Evidentemente, il Papa sollecita anche su questa
questione specifica una presa di coscienza a livello di organismi internazionali,
di scelte governative e a livello di coscientizzazione della società civile.