2013-11-30 14:27:37

Chiusura della Settimana europea delle piccole e medie imprese


Si è chiusa la Settimana europea delle piccole e medie imprese (Pmi): un comparto di primo piano, che rappresenta il 99% dell’economia del Vecchio Continente. Ventitre milioni le Pmi presenti in Europa, che disegnano una vera costellazione territoriale, molto spesso poco rappresentata a livello istituzionale a causa dei piccoli numeri di dipendenti presenti in ognuna di esse. Di qui, la necessità di creare una rete e di “guardare al futuro dell’Europa pensando in piccolo”, come ricorda lo slogan dell’Assemblea generale delle Piccole e medie imprese, appena conclusasi a Vilnius. L’evento ha portato nella capitale lituana i rappresentanti di tutte le piccole e medie imprese europee. Tra i delegati anche Riccardo Viaggi, segretario generale della Confederazione Europea dei costruttori. Il nostro inviato a Vilnius, Salvatore Sabatino, gli ha chiesto un’analisi sull’impatto che la crisi economica ha avuto sul settore edilizio:RealAudioMP3

R. – In Europa, l’impresa media delle costruzioni ha cinque dipendenti ed il 95% delle imprese nel settore delle costruzioni in Europa ha meno di 20 dipendenti. Questo settore è stato tra i più colpiti economicamente. La crisi che ha colpito il settore delle costruzioni non ha risparmiato la piccola e media impresa.

D. – Si è arrivati però ad un punto da cui bisogna inevitabilmente ripartire per evitare il peggio. Il motto scelto per questa assemblea è “spingere l’Europa a ragionare in piccolo e non in grande”. Cosa vuol dire questo per il vostro settore?

R. – Il principio a pensare prima in piccolo si declina sicuramente nella semplificazione della legislazione, quindi nella semplificazione burocratica; si declina nell’accesso al credito e nell’accesso ai mercati. Le nostre imprese purtroppo, negli ultimi anni, hanno sofferto su tutti e tre i fronti.

D. – Quali sono gli esempi virtuosi che si sono creati negli ultimi anni?

R. – Anche la piccola impresa sicuramente ha bisogno di fare una cosa al suo interno: strutturarsi. È chiaro a tutti che da questa crisi uscirà un settore delle costruzioni completamente diverso da quello che è entrato in questa crisi. Una delle grandi differenze sarà che le imprese saranno sicuramente sempre piccole, non ci sarà una concentrazione, un’agglomerazione di imprese. Le imprese che saranno di successo sono quelle che si stanno strutturando e formando durante questa crisi. Una nuova impresa, un nuovo settore delle costruzioni sarà fatto anche da tanti giovani che diventeranno gli artigiani del futuro. Quindi, abbiamo bisogno di preparare non solo la prossima classe di operai delle costruzioni, di addetti alle costruzioni, ma abbiamo bisogno di preparare la prossima classe di imprenditori delle costruzioni, di artigiani delle costruzioni.

D. – Innovare gli artigiani vuol dire però anche preservare tutto il territorio, la cultura di quel territorio…

R. – Sì. Innovare non vuol dire assolutamente rifiutare la propria storia, anzi alcuni mestieri delle costruzioni si fondano nella storia e si fondano nel recupero di quello che sono i beni artistici, culturali e storici. Quindi, non si parla di innovare per “calpestare” la storia, ma innovare per reinterpretare la storia in una chiave innovativa dove alla base di tutto ci sarà sempre un “savoir faire”, una manualità classica, tradizionale fatta da quei mestieri che la gente ancora richiede e che non è vero che sono spariti, o che devono sparire, perché fanno ancora parte del nostro tessuto economico.


A Vilnius anche tante piccole e medie imprese provenienti dall’Italia meridionale, ricchissima di aziende a conduzione familiare, spesso tradizionali, pronte però a rimettersi in gioco per superare le difficoltà create dalla crisi che sta colpendo l’Europa dal 2008. Numerose le esperienze nate o rafforzate grazie alle Agenzie di Sviluppo, che agiscono direttamente sul territorio per aiutare i piccoli industriali a risollevarsi e a trovare nuova linfa per guardare al futuro con uno sguardo di speranza. Il nostro inviato a Vilnius, Salvatore Sabatino, ha raccolto la testimonianza di Nello Onorati, presidente dell’Agenzia Locale di Sviluppo “Sistema Cilento”:RealAudioMP3

R. – L’esperienza che portiamo è quella di un soggetto locale, di un’agenzia locale di sviluppo che tasta il polso al tessuto produttivo locale ogni giorno e da questa conoscenza del tessuto produttivo locale, dei bisogni e delle esigenze concrete, quelle reali, quelle veramente dell’economia reale, abbiamo avviato – già a partire dal 2008 – degli strumenti che potessero in qualche modo sostenere e supportare le piccole imprese. In particolar modo abbiamo creato e ideato uno strumento di microcredito per le imprese, attivando una partnership sempre con soggetti locali, costituiti dal "Sistema Cilento", da un Confidi e da tre istituti bancari. Attraverso questo strumento abbiamo creato un fondo di garanzia dedicato proprio alle imprese locali, alle microimprese locali.

D. – Ovviamente in questo modo voi andate a supportare quella che è l’azione della piccola e media impresa…

R. – Sì, il mondo delle microimprese, micro e piccole e medie imprese rappresenta la gran parte del tessuto produttivo italiano. Quindi per rispondere ad una delle criticità strutturali di questo mondo - che è l’accesso al credito e la necessità di reperire garanzie, e in particolar modo per le nuove imprese, le imprese di start-up, che non avendo garanzie a monte, perché non hanno una storia da raccontare - abbiamo pensato che un piccolo strumento potesse aiutarle a farle partire in modo adeguato.

D. – Nell’immaginario collettivo, l’Italia è divisa a metà: si pensa che le imprese siano concentrate tutte al Nord. Cosa assolutamente non vera, perché le piccole e medie imprese sono – diciamo – una costellazione e ricoprono tutto il territorio italiano. La Campania è una regione importantissima da questo punto di vista: qual è la realtà dei fatti?

R. – La distribuzione ovviamente è variegata ed è variegata sia in termini di settori, sia in termini di dimensioni. Diciamo che in Italia la dimensione aziendale, l’organizzazione aziendale più diffusa è quella delle piccole e medie imprese. Rispetto a questo, noi ci siamo attrezzati per offrire, in particolar modo alle microimprese locali, uno strumento che consentisse loro di avere uno scatto di crescita, un’opportunità di crescita che è quello del contratto di rete. Abbiamo promosso e costituito una rete di impresa, con venti microimprese operanti nel settore agroalimentare, con l’obiettivo proprio di utilizzare questo strumento - dal punto di vista della forma - innovativo, che consenta a queste imprese - realizzando preventivamente un programma di rete – di intervenire nello specifico in processi di internazionalizzazione, in miglioramenti di cultura aziendale e quindi riversandosi questi sull’organizzazione aziendale, e quello della qualità andando a lavorare in sinergia anche con le istituzioni universitarie preposte alla ricerca.

D. – Come dire: ci mettiamo tutti insieme per diventare un soggetto più importante e per passare il guado del fiume, per pensare cioè ad una prospettiva ancora più lontana…

R. – Certo! E’ un modo per stare insieme. Il superamento del guado è l’esempio che rende meglio: lasciando la piena autonomia alle aziende - con la loro storia, con la loro attività produttiva, con la loro già attuale attività sul mercato - è quello che consente loro di andare oltre, di ricercarsi un mercato nazionale, internazionale ed europeo che diversamente non potrebbero raggiungere con gli strumenti che hanno, con la struttura aziendale che hanno. In più consentire loro di realizzare anche delle economie di scala, che non sono cosa da poco in questi momenti di crisi.

D. – Quanto un’azione del genere può aiutare il territorio anche a liberarsi dalla malavita organizzata, che sicuramente ha un posto importante nell’economia del territorio?

R. – Devo dire che la realtà, nello specifico, è quasi del tutto priva di questo malessere. Ci sono sì delle presenze, che riguardano in particolar modo i settori che interagiscono con i settori un po’ più importanti dal punto di vista produttivo, ma è un problema che poco si sente nel nostro territorio. Sicuramente, però, il rafforzamento del sistema produttivo può essere un argine utile a contrastare anche questo tipo di fenomeni.

D. –La criminalità si sconfigge portando poi maggiore sviluppo: questo è evidente!

R. – Certo, affrancandosi da forme di sudditanza di vario genere. Questo sicuramente! Facendo quindi credere di più in se stessi gli imprenditori e i nuovi imprenditori sicuramente si rafforza una coscienza che diversamente sarebbe alla mercé quotidiana di sudditanze varie.







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